Tra eccessi e provocazioni solo 30mila per il Gay Pride

Il sindaco e gli assessori, ma molti meno partecipanti del previsto al corteo che ha chiuso la settimana «omo»

Tra eccessi e provocazioni solo 30mila per il Gay Pride

Colori senza fine, gioiosa follia senza freni, movimenti ritmati senza inibizioni. Tutto su un sottofondo di musica anni '80 in un sabato pomeriggio milanese dove respirare è un optional e le bottigliette d'acqua (calde) costituiscono il miraggio di un ristoro mai tanto agognato. Il serpentone del Gay Pride si snoda sulla Milano dei diritti a ogni costo, per tutti, sempre. Lo sottolinerà con veemenza, al termine della manifestazione, sul palco allestito in Porta Venezia, il sindaco Beppe Sala, già in fila nell'ultima parte del corteo in corso Buenos Aires. «In giornate come oggi, è importante far vedere che c'è così tanta gente che crede nei nostri valori. Bisogna vedere coi nostri occhi e i milanesi quando c'è da vedere con i propri occhi ci sono», ha aggiunto citando anche la manifestazione pro migranti del 20 maggio. «Milano è una città che quando la chiamiamo c'è e tutti noi dobbiamo essere fieri di essere milanesi - ha concluso - Vi prometto - ha concluso, rivolto alla comunità Lgtb (acronimo di Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) - che Milano sarà sempre alla giuda dei vostri diritti e la nostra giunta mantiene le promesse».

Il suo intervento è stato seguito da quello dell'assessore comunale al Welfare Pierfrancesco Majorino. «Andiamo avanti sulla strada dei diritti - ha dichiarato Majorino - Milano ha fatto tante battaglie e dobbiamo proseguire. Quella di oggi è una bellissima manifestazione che mette a centro la lotta per diritti».

Così, anche la giunta che «mantiene le promesse» - a cui si sono aggiunti l'assessore alla Sicurezza Carmela Rozza e quella alle Politiche del lavoro Cristina Tajani - si è mescolata a una folla mai tanto eterogenea, reggendo uno striscione con la scritta «Diritti senza confine». Va sottolineato però che, nonostante le cifre entusiaste ma decisamente esagerate sui partecipanti diffuse dagli organizzatori (che all'inizio parlavano di 100mila e poi addirittura di 200mila presenze), il popolo Lgbt ha raggiunto forse i 30mila partecipanti.

Il corteo si muove alle 16.10 da piazza Duca d'Aosta (il concentramento era iniziato sotto la canicola delle 14.30) tra piume, lustrini, trine, tatuaggi, capelli scolpiti e umidi di gel, chiome con colori improbabili e muscoli fin troppo esibiti sui quali brilla un sudore attaccaticcio. È tutto un «orgoglio da sempre spudorato», come recita uno striscione. O una ostentazioni di provocazioni che nascondono desideri sin troppo chiari. «Uniti civilmente da 27 anni. Quando sposati?» chiedono in un cartello portato a quattro mani due signori in età, stretti in un abbraccio che ormai è molto più fraterno che passionale.

Tuttavia quella gioia sopra le righe galleggia sul sottofondo di rigorosissime misure di sicurezza, quelle legate al particolare momento storico, intriso di paure. Timori che ieri pomeriggio hanno portato in strada oltre 400 agenti, proibito la vendita di bottiglie di plastica se non private del tappo e, naturalmente, di tutti i contenitori di vetro e delle lattine.

In realtà si è registrato un solo momento di tensione all'angolo tra corso Buenos Aires e via Plinio. Dove un gruppo di uomini e donne pro Palestina, ha atteso gli Lgbt israeliani per accusarli di essere «assassini».

«Ritengo che Regione Lombardia abbia fatto bene a non patrocinare un evento che si propone, ancora una volta, con modalità quanto meno discutibili» commenta l'ex vice sindaco Riccardo De Corato.

Intanto il primo cittadino ha altri problemi: la Procura generale gli ha comunicato venerdì mattina via mail la chiusura delle indagini a suo carico

per turbativa d'asta e corruzione.

«Ho tanto lavoro da fare per la città. Io andrò avanti - spiega molto sbrigativo e serioso il sindaco Sala ai giornalisti - I milanesi si rassicurino: avranno un sindaco molto concentrato».

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