Marta Bravi
Due chilometri sui 7,7 di tracciato complessivo pronti «già entro il 2022». La riapertura dei Navigli comincerà da cinque tratti non collegati tra di loro: il primo sarebbe lo specchio d'acqua lungo 850 metri tra Martesana-Gioia, 230 metri in San Marco-Conca dell'Incoronata, 410 metri tra Sforza-Policlinico, 300 metri in zona Vetra (in via Molino delle Armi, da via Vettabbia a Porta Ticinese) e 260 metri dell'antica Conca di Viarenna, tenendosi aperta la possibilità di realizzare in futuro l'intera via d'acqua navigabile dalla Martesana fino alla Darsena con dieci sponde, 5 in più di quelle storiche.
Il tentativo dell'amministrazione e del sindaco Beppe Sala che in più di un'occasione ha manifestato il suo entusiasmo per un progetto che cambierebbe radicalmente il volto della città è di raggiungere il traguardo entro il 2022, approfittando quindi dei cantieri aperti di M4 che nelle parte centrali del tragitto coincidono. Questo per non impattare ulteriormente sul traffico cittadino, messo in ginocchio dai cantieri della linea blu.
«Nel ridisegno di Milano, i cui prodromi sono ad esempio contenuti nei progetti per gli scali ferroviari, si inserisce la riapertura dei Navigli, che contribuiranno a fare di Milano una città più contemporanea, vivibile e attraente. Si tratta di un passaggio che vogliamo fare per davvero, coinvolgendo i cittadini su un piano d'intervento concreto, dalle caratteristiche ben precise».
Queste le intenzioni anche se Beppe Sala ammette candidamente che la prima fase del progetto - quella della riapertura dei soli 5 tratti - è stata pensata «per vivere in autonomia», nel caso non si riuscisse a completare la riapertura dell'intera Cerchia, i cui costi stimati si aggirano intorno ai 500 milioni (meno i 150 del primo «step»).
Primo passo concreto sarà il ripristino della «continuità idraulica della città, riportando, attraverso la posa di nuove tubazioni ed il riutilizzo ove possibile di quelle esistenti, le acque della Martesana in collegamento con la Darsena, la Vettabbia e il sistema di canali irrigui del Sud Milano» per usare le parole del primo cittadino.
A quel punto le acque potranno essere riportate in superficie nei tratti più idonei, «tenendo anche conto delle importanti sinergie con i cantieri delle linea 4 della metropolitana, già esistenti, fino a giungere alla riapertura completa del canale navigabile nel medio-lungo termine». Tradotto: verrà costruito un tubo sotterraneo del diametro di due metri lungo i 7,7 km di tracciato, per separare le acque della Martesana da quelle del Seveso (si incontrano all'altezza di via Gioia) e portare acqua pulita verso la Darsena, i campi a sud di Milano.
Dopo i lavori l'impatto più rivoluzionario in futuro sarà nel tratto Sforza-Policlinico, con la riduzione a una corsia verso corso di Porta Vittoria e limitata a residenti, taxi e mezzi di soccorso. Nel tratto di Gioia (da Cassina dè Pomm a via Carissimi) saranno sacrificati solo i posteggi laterali, e si pensa a una promenade con negozi a livello dell'acqua.
Il tratto in San Marco è già quasi interamente pedonale. Anche su Molino delle Armi, da Vettabbia a Porta Ticinese, si immagina un'unica corsia riservata mentre da via Oggiono alla Darsena «l'area è già in parte una ztl».
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