«Ecco i miei primi 40 anni a San Siro»

«Ecco i miei primi 40 anni a San Siro»

Gli anni in Polizia sono 41, altrettanti quelli di servizio allo stadio di San Siro. Ma dopo oltre quattro decenni di battaglie sportive e non, Luigi Manzo, 60 anni compiuti il 30 maggio, è andato in pensione. Come il mitico vigile urbano Magistrelli, anche Manzo fa parte dell'epopea del Meazza perché, dal 1973 come semplice agente di prima nomina addetto all'ordine pubblico del Meazza e da Italia '90 responsabile della sicurezza, ha vissuto giornalmente la vita dell'impianto cittadino: partite a non finire, tutte quelle giocate, senza mai mancarne una; allenamenti; concerti dei più grandi cantanti e band; manifestazioni varie, convention, insomma tutto quello che ospitava lo stadio. E Manzo c'era.
«Non so neppure quante gare ho visto, migliaia, con 4 finali di Champions: una qui e le altre a Manchester, Atene e Madrid perché Inter e Milan mi invitavano anche a seguirli in trasferta perché si sentivano più protetti», afferma il napoletano Manzo che ha un passato come centravanti nella nazionale di Polizia di Stato e che mai ha rinnegato la fede calcistica. «Quando il presidente Berlusconi mi ha chiesto se dopo tanti anni a tu per tu con i rossoneri, con i quali si era creato un gran rapporto di amicizia e stima, tifavo Milan, gli ho risposto: al primo posto c'è sempre il Napoli», sorride divertito Manzo. «Anche Massimo Moratti, altra gran bella persona, ci ha provato, ma la risposta è stata la stessa».
Già, perché quel signore con i capelli brizzolati (non dite che sono bianchi perché rischiereste l'arresto!) a fianco alle panchine, spesso inquadrato quando vengono ripresi gli allenatori, è proprio lui, l'ispettore superiore Luigi Manzo, andato in pensione con la qualifica di commissario, una promozione sul campo, come il titolo di Cavaliere della Repubblica conferitogli dal 2007 dal presidente Giorgio Napolitano. Per meriti calcistici, verrebbe voglia di dire, ma i meriti derivano anche dal gran lavoro di Manzo sui controlli e sicurezza di tutti gli impianti in zona San Siro (Palalido, piscina Lido, Pala Sharp, campo XXV aprile, Trotter, galoppatoio), sulla collaborazione con la polizia di altri paesi in occasione di match internazionali, sulla reponsabilità nel dirigere la Digos del Commissariato Bonola e, soprattutto, per la pazienza e il buon senso usato con gli ultrà di qualsiasi colore. Fu lui a interrompere anni fa il match di coppa Italia tra Inter e Verona per gli incidenti all'esterno del Meazza e il lancio di lacrimogeni che avevano fatto «piangere» giocatori, arbitro e spettatori.
Sorride Manzo a ricordare i tanti episodi: «Ce ne sarebbero troppi da tenere in mente, belli e brutti, come il lancio del motorino dal secondo anello, ma preferisco ripensare a chi tra il pubblico si sentiva male e veniva subito soccorso, su mia segnalazione, dal professor Furio Zucco, responsabile dell'unità medica». Di premi ne ha avuti a bizzeffe, tutti i questori di Milano in questi 40 anni gli hanno conferito riconoscimenti, buon ultimo l'attuale Luigi Savino; la sua divisa è stracolma di mostrine, ma Manzo non se la tira proprio. «Ricordo quando feci aprire lo stadio di sera dopo le finali di Champions di Milan e Inter e con le due squadre ho vissuto momenti indimenticabili, peccato non ci abbia pensato il mio Napoli».


E ora? Qui Manzo, che dopo la legge sulla violenza negli stadi è stato il primo poliziotto in campo a collaborare con Procura federale, Ufficio inchieste e Lega, estrae dal cilindro la sorpresa che non t'aspetti: «Continuerò a frequentare San Siro come collaboratore della Winch, la società che gestisce i rapporti con Prefettura e Questura durante gli eventi allo stadio e avrò anche la responsabilità del coordinamento degli oltre mille steward. Sarò meno impegnato, ma come avrei fatto a stare lontano dal mio stadio».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica