Il Pd guadagna dodici poltrone (diventano 22), la lista Sinistra x Milano sponsorizzata da Giuliano Pisapia non ha fatto un exploit al primo turno ma raddoppia (da uno a due seggi) e la lista civica «Noi, Milano» ne guadagna tre in più e sale a cinque. É la regola del premio di maggioranza, che assegna il sessanta per cento dei 48 posti in aula alla coalizione che ha sostenuto il candidato sindaco vincente, quindi il centrosinistra di Beppe Sala. Ma sono sull'attenti i primi dei non eletti, alcuni sanno che resteranno solo una decina di giorni «in panchina», il tempo per formare la nuova giunta. Chi viene promosso assessore deve dimettersi dal Consiglio, e cede quindi il posto a chi il 5 giugno non ha sommato le preferenze sufficienti per assicurarsi un seggio. Anche nei partiti di opposizione c'è chi ccnfida che qualche big nazionale rinunci al posto in consiglio per passarlo a chi puù concentrare al cento per cento il tempo su emendamenti al Bilancio, mozioni e ordini del giorno sui problemi dei qiartieri. É il caso del segretario della Lega Matteo Salvini, globtrotter della politica: Gabriele Abbiati, ex consigliere di Zona 1, potrebbe rimpiazzarlo presto. L'ex sindaco Gabriele Albertini ha guidato la lista civica di Stefano Parisi «Io corro per Milano» ed è deputato: se rinucinciasse a Milano il primo non eletto è Manfredi Palmeri, ex presidente del consiglio comunale durante il mandato di Letizia Moratti. La capolista di Forza Italia Mariastella Gelmini nonostante l'impegno in Parlamento ha ripetuto durante la campagna che intende rimanere a fare opposizione costruttiva a Beppe Sala. Gli esponenti Fi saranno 8, oltre alla Gelmini, gli uscenti Pietro Tatarella, Gianluca Comazzi, Luigi Pagliuca, Fabrizio De Pasquale e le new entry Silvia Sardone e Alessandro De Chirico, il direttore del settimanale ciellino «Tempi», Luigi Amicone.Il primo dei non eletti è Andrea Mascaretti. «Milano Popolare» sarà rappresentata da Matteo Forte. Sparisce dal Consiglio Fdi e in particolare l'ex vicesindaco Riccardo De Corato che era in aula da 31 anni
Più movimenti in vista tra i banchi del centrosinistra. Intanto, erano nel limbo e si salvano grazie al premio di maggioranza gli ex consiglieri Pd Filippo Barberis, Carlo Monguzzi, David Gentili, Elena Buscemi. Entrano l'islamica Sumaya Abdel Qader, l'ex presidente di Zona 5 Aldo Ugliano. Tra i nomi papabili per la giunta ci sono i 5 più votati: gli ex assessori Majorino, Maran, Granelli, Rozza e Scavuzzo. Se in teoria fossero tutti promossi, si libererebbero posti in aula per i primi non eletti: Alice Arienta (ex consigliera di Zona 7), Natascia Tosoni, Angelo Turco, Bruno Ceccarelli e Laura Specchio. Si era già guadagnate un posto con la lisra civica «Noi, Milano» l'ex assessore Cristina Tajani (in pole per la giunta Sala) e Elisabetta Strada, col premio di maggioranza entrano anche l'ex assessore «arancione» Franco D'Alfonso, il direttore del Museo della Scienza e Tecnologia Fiorenzo Galli e l'avvocato Roberta Guaineri. In panchina, Enrico Marcora e Marco Fumagalli. E spera nella promozione del più votato di Sinistra x Milano (l'ex assessore Filippo Del Corno) il coordinatore dei comitati arancioni Paolo Limonta: dopo il riconteggio delle schede è stato superato dalla coordinarrice Sel Anita Pirovano, quindi è slittato a primo dei non eletti.
Tre poltrone della minoranza vanno agli esponenti del Movimento 5 Stelle (nel 2011 entrò solo Mattia Calise), oltre all'ex candidato sindaco Gianluca Corrado i grillini in aula saranno Patrizia Bedori e Simone Sollazzo. Ha espresso alla vigilia del silenzio elettorale il suo voto per Sala l'ex sfidante di Milano in Comune ed esponente storico della sinistra radicale Basilio Rizzo, ma siederà sui banchi dell'opposizione.
E dopo il referendum di ottobre potrebbe cedere il posto a Luciano Muhlbauer, vicino ai centri sociali. Fuori il radicale Marco Cappato, che ha firmato l'apparentamento con Sala al ballottaggio ma non ha superato lo sbarramento del 3% al primo turno. Farà ricorso per rientrare nella spartizione dei seggi.ChiCa
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