Nel gran clamore che sempre si fa intorno all'Expo, una notizia (o meglio un numero) è passato fin troppo inosservato. Quello del biglietto numero 5 milioni, frutto di 3mila tour operator contattati in tutto il mondo. Difficile fare una stima, ma già così un business indotto di almeno 3 miliardi di euro. La miglior risposta a chi guarda con scetticismo la previsione di portare a Milano 20 milioni di visitatori. Prezzo pieno a 39 euro, ma tante possibilità di sconti che portano a 22 euro il costo del biglietto medio.
«Un numero enorme» racconta soddisfatto Piero Galli, il direttore generale Divisione gestione evento che ha finalmente tra le mani il ticket d'ingresso. «Ancora qualche settimana - spiega lo stratega della diffusione di Expo nel mondo - e da settembre sarà possibile per tutti l'acquisto anche on line». Già pronta «una straordinaria piattaforma tecnologica mai vista prima», a Galli basterà «schiacciare un bottone» e mettere a disposizione un customer care per chi avrà bisogno di aiuto. Ma di enorme, oltre al numero, ci sono i tempi. Perché alla domanda di quale fosse il target stabilito per la prevendita, Galli risponde che «erano 5 milioni». Come a dire che già 9 mesi prima, il risultato è in cassa. In senso letterale, visto l'introito. «Adesso - sospira - dovremo rifare i conti». Partendo dalle stime per cui di questi 5 milioni, tre quinti sono andati all'estero e due quinti in Italia. Un nuovo risiko da organizzare, tenendo presente l'obiettivo del 30 per cento di visitatori stranieri e un 70 dall'Italia, dove si vorrebbero piazzare 11 milioni di tagliandi. Perché nulla è frutto del caso. Una strategia messa a punto con il commissario Expo Giuseppe Sala a cerchi concentrici, partendo dalle zone a più alta difficoltà per poi arrivare fino all'Italia. Una campagna partita dal Far East, quell'Estremo oriente dove per esempio in Cina ci volevano 6 mesi per avere un visto. «Oggi grazie al grande aiuto della Farnesina bastano 36 ore». E così gli ingressi già prenotati (e pagati) in Cina sono 8-900mila. Seconda fase dedicata alle Americhe e adesso grande offensiva in Europa e in Italia. «Ora che tanti imbuti sono stati tolti, i tour operator hanno capito che sull'Expo si può scommettere». Comprano molto il Giappone e la Corea e imprevedibili mercati emergenti come Malesia, Thailandia e Filippine, ma va benissimo l'Australia anche se non ha il suo padiglione e per arrivare ci vogliono ventiquattr'ore di volo. Ma anche il Bangladesh e Afghanistan. «E il Pakistan. C'è perfino un tour operator di Peshawar». In settimana importanti contatti con il Brasile che è il maggior esportatore di cibo, ma anche l'Argentina dove tanti sono gli oriundi. Si punterà sui pacchetti per gli emigrati e sul turismo religioso. Non è ufficiale, ma a Milano arriverà il Papa. Si mobiliteranno Caritas, Ong, le curie. Sarà esposta la Sacra Sindone e poi il 2015 è il bicentenario di don Bosco e nel mondo i salesiani sono una potenza.
«L'orgoglio è di vedere quanto in tutto il mondo credano nell'Italia forse più di noi. Il rammarico è vedere quando poco qui si faccia per il turismo». Perché, racconta Galli, «in molti Paesi nemmeno sanno che qui si può sciare. Agli arabi ho dovuto spiegare che c'è la più grande catena alpina d'Europa e ci sono i ghiacciai. In Asia e nel Golfo Persico dove c'è gente che spende, non mi credevano».
L'obiettivo per l'Italia? «Undici milioni di biglietti». Prossimo viaggio? «Quando Sala ha visto che eravamo vicini ai 5 milioni, ha spinto. Ho fatto Milano, San Paolo e Pechino in quattro giorni. Magari mi fermo un attimo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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