Solo un consiglio dei ministri più lungo del previsto ha impedito al premier Enrico Letta di essere a Milano per presentare l'Agenda Italia 2015, il masterplan del governo per Expo. «Sessanta azioni - ha spiegato in videocollegato con la Triennale - che mettono insieme tutte le anime delle amministrazioni pubbliche e i soggetti privati». A partire dai quattro ministeri coinvolti: Affari esteri, Interno, Economia e Infrastrutture. «Il modo migliore perché tutta l'Italia si senta coinvolta». Perché se fosse percepita come «l'Expo di Maroni, di Letta, di Pisapia - ha spiegato il premier - fallirebbe perché non ci sarebbe immedesimazione. E, invece, sono convinto che con la collaborazione di tutti il successo sarà assicurato». All'esterno delusione per il mancato arrivo di Letta nei due gruppi che avevano organizzato la contestazione, da una parte alcuni movimenti per il diritto alla casa e dall'altra i centri sociali con i comitati contro le grandi opere.
Assente il sindaco Giuliano Pisapia in Cina per promuovere l'evento. E dove, ha raccontato il suo vice Lucia De Cesaris, «dal sindaco di Pechino, ma un po' da tutti sta raccogliendo reazioni entusiaste». Confermando che quello asiatico con il milione di visitatori attesi solo dalla Cina, sarà uno dei mercati cruciali. Presente, invece, il governatore Roberto Maroni sicuro che il 2015 «sarà un grande successo, lavoriamo tutti per questo, ma anche quello che verrà dopo deve essere programmato». Con la necessità di pensare a cosa sarà del sito espositivo, «perché l'eredità di Expo sul territorio sia un vantaggio e non, come è successo in altre occasioni, un relitto». Argomento oggi dell'assemblea di Arexpo, la società partecipata da Comune e Regione che possiede le aree di Rho-Pero. Di un 2014 impegnato in «tre blocchi di attività», ha parlato il commissario Expo Giuseppe Sala: «La costruzione dei padiglioni, la comunicazione dei contenuti per convincere 20 milioni di visitatori e la realizzazione dell'Agenda Italia».
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