Ecomostro, piazza XXIV maggio insorge

Ecomostro, piazza XXIV maggio insorge

Piazza XXIV maggio dovrebbe diventare la più bella di Milano dopo quella del Duomo, ma ai cittadini per ora non piace. Da una parte i commercianti sotto pressione per gli introiti mancanti a causa del cantiere, dall'altra ci si chiede come mai stia nascendo un piccolo ecomostro nel mezzo della piazza.

E qualcuno ha deciso di scrivere a politici locali e giornali per esprimere il suo disappunto tramite alcune domande: «Cari consiglieri comunali, ma volete spiegarci che cosa sarebbe questa abominevole struttura per la vendita di pesce crudo e cotto che stannno edificando in piazza XXIV Maggio? È mai possibile - ha messo nero su bianco un residente - che questi commercianti abbiano il diritto di edificare in area pubblica un simile manufatto che occuperà con la sua proiezione di rivendita e tavoli ben un quarto di una piazza così grande? E poi: quanto ci guadagnerà il Comune dai canoni d'affitto? Questa roba non si poteva mettere dentro il nuovo mercato comunale coperto?».

E anche chi trarrebbe vantaggio dalla posizione della nuova struttura esprime qualche perplessità: «A me farebbe anche gioco perché attira gente e quindi clientela - esordisce Marco, dell'edicola ora ai margini del cantiere - ma mi chiedo se un affare così in cemento sia da piazzare nel mezzo di una piazza bella come questa, senza contare che i residenti della zona che avranno una mega friggitrice vicino casa con gli odori e i fumi che emette».

L'«ecomostro» dunque non piace molto ai milanesi, né a chi abita nella zona, né a chi ci lavora o almeno ci prova. Se si chiede agli esercizi di vario tipo della piazza, il calo degli affari è stato verticale: «Uno dei responsabili del cantiere - afferma chi lavora in zona - ci ha anche detto di non lamentarsi perché la diminuzione degli affari non dipende dai lavori, ma dalla crisi economica».

Ma l'ecomostro è soltanto uno dei problemi che si sono creati nella zona: l'altro sono le due ruote, irrespettose degli spazi risicati in cui si passa per aggirare il cantiere: «Una decina di giorni fa hanno anche investito una bambina - racconta la titolare del bar De' Cherubini - tra moto e bici è un continuo: ha me hanno già preso due volte le biciclette, finirà che alla terza mi faccio male sul serio anche i vigili vengono giusto al mattino un quarto d'ora e basta».

E la questione non è sentita solo dal bar, visto che sulla cinta che delimita il cantiere sono stati

attaccati alcuni cartelli scritti a pennarello per incitare i fanatici delle due ruote a rispettare i pedoni: «No motori, no biciclette, - recitano gli avvisi - fai la tua parte per la sicurezza di tutti». E non sono i soli.

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