«Edipo» debutta al Franco Parenti Mercoledì 23 novembre, in una nuova edizione, con doppia regia di Glauco Mauri e Andrea Baracco, due generazioni a confronto. Perché ha deciso di riproporre un testo e un personaggio che ha già interpretato 20 anni fa?
«Un classico ha bisogno di essere riproposto come testimonianza della sua contemporaneità. Questa nuova edizione si caratterizza perché è impostata in una forma dialettica tra una regia, diciamo così, di tradizione, ed una regia di innovazione. La contemporaneità di Edipo non è da ricercare soltanto nel famoso complesso di matrice freudiana, ma anche in un processo gnoseologico, essendo Edipo, la tragedia della conoscenza».
Cosa vuol sapere e conoscere Edipo?
«Intanto vuol conoscere il linguaggio misterioso della Sfinge e quello dei suoi enigmi. L'enigma, proprio perché ambiguo, astruso, arcano, ha bisogno di essere decifrato. È sufficiente ricordare la macchina Enigma inventata dai tedeschi, per decifrare messaggi. Compito di Edipo è quello di decifrare il messaggio della Sfinge, che lo porterà a sposare la Regina Giocasta (sua madre) e di mettere al mondo quattro figli. Quando Tebe verrà colpita dalla peste, spetterà ancora ad Edipo decifrare questo nuovo messaggio, dal quale inizierà il suo processo di conoscenza che lo porterà al disvelamento delle sue origini e del suo stesso mito».
Il Teatro è un luogo terapeutico?
«Proprio così, tutte le sere noi ci sottoponiamo ad un'analisi speciale attraverso i personaggi che interpretiamo, ci sembra di entrare in un mondo occulto che lentamente portiamo alla luce».
Il regista e l'attore sono come dei chirurghi.
«Lo sono perché sezionano i testi come un chirurgo, col bisturi della razionalità».
Lei porta in scena sia «Edipo re» che «Edipo a Colono» con quale spirito?»
«Nell'Edipo re, che ha per protagonista un meraviglioso Roberto Sturno, io interpreto Tiresia, l'indovino che sa, che ha la conoscenza innata e che si scontra col giovane sovrano. Nell'Edipo a Colono sono un protagonista invecchiato che urla la sua ribellione che, dall'Enigma della Sfinge, è passato a interpretare l'Enigma di sé stesso. Sofocle invita a comprendere come l'uomo abbia bisogno del dolore per approdare alla conoscenza».
Qual è il messaggio di Edipo, oggi?
«L'uomo ha bisogno di interrogarsi sempre, perché attraverso le continue domande può trarre risposte anche sul senso della vita. Del resto sono convinto che chiedersi il perché delle cose contribuisca a dare dignità all'uomo, soprattutto in un'era di omologazione come la nostra».
Edipo intergenerazionale?
«Non solo per la moderna regia di Baracco, ma anche per una compagnia di qualità e talento, con le scene e i costumi di Marta Crisolini Malatesta e le musiche di Germano Mazzocchetti».
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