Non è stato un lieto fine per lui. Lei, la presunta vittima e sicura amante, oggi compagna di vita, era in aula per sostenerlo. Anche se non si è fermata per la lettura della sentenza. Ieri la corte d'assise d'Appello ha condannato a sette anni e quattro mesi di reclusione MP, l'ex manager della Deutsche Bank accusato di essere il mandante del sequestro di Patrizia, la escort che frequentava e da cui aspettava un bambino. Lo scopo sarebbe stato quello di costringerla ad abortire. In primo grado la pena era stata di quattro anni.MP, ultrasessantenne, ha seguito tutta la lunga udienza. In completo grigio, sguardo dimesso. Patrizia, trent'anni in meno, dolcevita nero e tacchi a spillo, si è fermata per un po' nell'aula al primo piano del Tribunale. Ormai è mamma di un bambino di quasi cinque anni e non fa più la «vita». La sua bellezza, la stessa che forse ha scatenato questa storia degna di un feuilleton, resta immutata. Già durante il primo processo aveva protestato davanti ai giudici di amare il suo presunto aguzzino. MP, in pensione, ha riconosciuto il figlio e la coppia vive sotto lo stesso tetto.Ieri però la doccia fredda dell'aumento della pena a carico dell'uomo. I giudici hanno riconosciuto che il reato è stato di rapimento a scopo di estorsione, mentre in primo grado la condanna era arrivata per un sequestro «semplice». Condannati - accogliendo in sostanza le richieste del pg Tiziano Masini - anche altri cinque imputati a pene comprese tra i 12 anni e otto mesi e i tre anni e otto mesi di reclusione. Si tratta dei presunti esecutori e intermediari del rapimento. Per MP l'accusa aveva chiesto dieci anni.Va da sé che l'aborto non c'è stato. Ma dal complesso intreccio gli inquirenti hanno tirato fuori l'intenzione degli imputati - che in dibattimento si sono accusati a vicenda - di fare del male alla giovane donna e al nascituro. Secondo le indagini del pm Luca Gaglio, MP (anche imputato e poi assolto per la vicenda cosiddetta «Parmalat banche») avrebbe ingaggiato un gruppo di pregiudicati per rapire Patrizia, che nel 2011 era incinta di sette mesi. La donna venne tenuta segregata per due giorni nella campagna pavese, poi però venne liberata dai sequestratori. Lo scopo finale sarebbe stato quello di costringerla ad abortire, per salvare la reputazione dell'anziano manager.
I difensori di quest'ultimo, Massimo Dinoia e Giuseppe Iannaccone, hanno sostenuto che l'uomo non c'entra con il rapimento ma che la banda avrebbe agito in proprio, provando poi a estorcergli denaro. Patrizia è stata risarcita dall'attuale compagno. Non si è mai costituita parte civile contro di lui. CBas- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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