Esperimento sul tablet in classe: per la Cattolica funziona

Non basta mettere un tablet in cattedra per innovare l'insegnamento e l'apprendimento. Serve piuttosto un cambio di metodo didattico, con un lavoro integrato di formazione, aggiornamento e sperimentazione da parte dei docenti. A pensarla così è l'83% degli insegnanti di dieci scuole secondarie di secondo grado del Centro Nord che hanno preso parte alla sperimentazione del Monitoring Tablet Utilization in School.

L'indagine - effettuata nel corso dell'anno 2012/2013 da un team di studiosi del Centro di ricerca sull'educazione ai media, all'informazione e alla tecnologia (Cremit) guidato dal professor Pier Cesare Rivoltella - ha coinvolto 95 insegnanti,276 studenti, 73 genitori per un totale di 10 focus group e 27 ore di osservazione nelle classi. Dalla sperimentazione emerge che oltre il 35% degli insegnanti utilizza il tablet nella maggior parte delle lezioni. Tra le funzionalità più attivate spiccano la ricerca di informazioni (29%), la proiezione di documenti o materiali per la lezione (25%), la produzione di testi, disegni ed esercizi (18%), la realizzazione di percorsi didattici interattivi (10%).

Prendendo in considerazione i vantaggi percepiti, risulta che il tablet ha incrementato la partecipazione degli studenti alla didattica.

Sul fronte dei problemi, gli aspetti più rilevanti sono legati a fattori tecnici (28%), alla gestione della classe (23%), all'applicabilità di alcune funzionalità (17%) e al fattore tempo (17%). Per le aspettative dei genitori, l'uso del tablet può essere positivo.

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