Dopo una campagna elettorale durata quasi un anno, molti elettori decideranno solo oggi per chi votare, una volta entrati in cabina elettorale. E con tutto il rispetto per le previsioni della vigilia, il livello di affluenza potrebbe spostare di molto i risultati.
Ma cosa si decide davvero a Milano e in Lombardia? Guardando alle Europee la sinistra chiede un voto per dimostrare di (r)esistere, il Pd per «salvare l'Europa», i Radicali per avere «più Europa» di quanta ce ne sia oggi, i 5 Stelle cercano di salvare il governo, Forza Italia vuole farlo saltare - salvando invece il centrodestra - e intende cambiare l'Europa senza buttarla via. Ancora: Fratelli d'Italia sogna di sostituire il centrodestra con un asse «sovranista», tanto in Italia quanto a livello continentale, e la Lega - che pare forte come non mai e proprio a Milano ha riunito i sovranisti - dovrà sciogliere molti di questi i nodi e decidere cosa ne sarà del governo e dello stesso centrodestra.
Milano è tradizionalmente città che battezza le novità e i cicli politici italiani. E oggi si vedrà come Milano risponderà a queste offerte. Si vedrà se in questa città il Pd confermerà il suo radicamento, se «Più Europa» sarà capace di attrarre il voto d'opinione, se Forza Italia starà - come annunciato - sopra le medie nazionali, se la Lega colmerà il «gap» che qui da anni la vede sotto i livelli lombardi e se i 5 Stelle riusciranno finalmente a dire qualcosa nella locomotiva economica d'Italia. Partita nella partita sono le preferenze. Da tenere d'occhio il confronto fra i leader nazionali, poi le sfide in casa Lega, l'apporto dei «popolari» nella lista di Fi, infine i derby interni al Pd fra i «campioni» della sinistra milanese (Pier Majorino e Giuliano Pisapia) e fra questi e l'ala liberale di Irene Tinagli.
Lo spoglio delle Comunali, domani, dirà se prosegue oppure no quel ciclo che ha portato il centrodestra a rimontare molto in pochi anni, sia nelle tradizionali roccaforti rosse - dolorosamente perse dalla sinistra - sia nei capoluoghi. Nel 2010 la sinistra era ai minimi termini in Lombardia: governava «solo» Sondrio, Lodi e Lecco. In un lustro o poco più ha ribaltato completamente il quadro, conquistando - a partire da Milano - tutti gli altri capoluoghi: Como, Monza, Brescia, Bergamo, Cremona, Pavia, Mantova. Un'espansione inarrestabile culminata nel 2016 con Varese. Poi, negli ultimi due anni, il riflusso, col passaggio al centrodestra di 4 delle 5 città al voto: Monza, Como, Lodi e Sondrio, con la sola rilevante eccezione di Brescia, unico capoluogo che il Pd ha salvato a conti fatti, nel biennio 2017-2018. Domani sapremo se il centrodestra riuscirà a «collezionare» anche Pavia e Cremona - dove ha affidato la missione a Fabrizio Fracassi (Lega) e Carlo Malvezzi (Fi). E sapremo se Bergamo - dove corre Giacomo Stucchi - coronerà questa ascesa del centrodestra a trazione leghista, o al contrario le resisterà, seguendo la stessa sorte di Brescia.
È chiaro che il risultato nei capoluoghi di provincia sarà un segnale anche per Milano, che a sua volta, fra due anni, tornerà a scegliere il suo sindaco. Ma il primo dei segnali sarà - stasera - il conteggio di quel milione di schede potenzialmente votate dai milanesi alle Europee.
Il centrodestra vuole «un voto più di Sala» per dargli il primo «avviso di sfratto». E i rapporti di forza dentro il centrodestra diranno qualcosa in più anche sul profilo del candidato che sarà chiamato a sfidare l'attuale sindaco, o chi per lui.
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