Evade per andare all’ospedale e torna rubando un’ambulanza

Evade per andare all’ospedale e torna rubando un’ambulanza

È decisamente una storia singolare e molto movimentata quella di cui si è occupata la polizia tra domenica e lunedì. Protagonista Aurelio G., un 58enne sottoposto agli arresti domiciliari per una serie di reati nella sua abitazione di via Borsi, al Ticinese, a due passi dal Naviglio Pavese. Fuggito dai domiciliari, resosi responsabile di un furto, finito in manette, processato e, nonostante tutto, ancora polemico, incapace di darsi la classica «calmata».
Domenica notte l’uomo - che abita con la convivente, anch’essa italiana e 52enne e il figlio di lei - ha litigato con la donna e il ragazzo. Un diverbio dopo il quale Aurelio G. si è sentito male. Così ha deciso di «lasciare» i domiciliari per recarsi da solo all’ospedale Policlinico per farsi visitare.
Non appena è uscito di casa la convivente e il figlio non hanno perso tempo. Probabilmente rancorosi dopo la lite con l’uomo, non appena lui se n’è andato, madre e figlio hanno chiamato il 113 per fare la soffiata: il pregiudicato era evaso dai domiciliari. Al suo rientro in via Borsi, infatti, Aurelio G. ha trovato una volante della polizia sotto casa. Così, capendo quel che era accaduto, ha iniziato a insultare la convivente.
In quegli stessi istanti, i responsabili del Policlinico hanno segnalato alla polizia la scomparsa di un’ambulanza, ritrovata parcheggiata a circa 700 metri di distanza dall’abitazione di Aurelio G. L’uomo, senza scomporsi, ha raccontato agli agenti che, uscito alle 2 di notte dall’ospedale e non sapendo come rientrare a casa, non aveva esitato a rubare proprio il mezzo dell’ospedale. Così è stato arrestato per furto e evasione e portato in questura. Lunedì mattina è stato processato per direttissima.
Al suo ritorno a casa, sempre lunedì, poco dopo le 15, l’uomo ha avuto una brutta sorpresa e stavolta è toccato a lui chiamare il 113. Aurelio G., infatti, ha denunciato la mancanza di 13mila euro, di un televisore al plasma e di un computer di sua proprietà.
La polizia lo ha raggiunto nuovamente a casa sua. E l’uomo ha spiegato agli agenti che, secondo lui, il furto è stato commesso proprio dalla convivente e dal figlio, arrabbiati con lui. Madre e figlio, da quel momento, infatti, non sono più stati rintracciati. «Se li acchiappo quei due non so come li riduco» sembra abbia detto l’uomo agli agenti.


La polizia ha preso nota della denuncia dell’uomo, ma poiché della donna e del ragazzo al momento si sono perse le tracce, non resta che aspettare che si rifacciano vivi.
E anche il «povero» Aurelio, confinato com’è agli arresti domiciliari, non ha altre alternative. Anche se, con ogni probabilità, a lui piacerebbe andarseli a cercare. Magari da solo.

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