Cronaca locale

Ex Macello e le villette liberty una discarica abitata dai topi

Clandestini mangiano seduti su mucchi d'immondizia. "Ho votato Sala, ma non ha fatto mai niente per noi"

Ex Macello e le villette liberty una discarica abitata dai  topi

Alla vigilia dell'elezione del sindaco e in prossimità della tornata elettorale, chi vive in periferia a Milano almeno una volta nella vita ha sognato di affidare i propri sogni al nuovo primo cittadino per trasformare il quartiere dove abita in un'isola felice. O, almeno, un po' più godibile. Promesse in questo senso ne sono state fatte tante negli anni, ma anche davanti a riconosciuti passi in avanti e a opere di risanamento, una volta superato il centro storico che circonda il Duomo e il Castello Sforzesco, oltre il Quadrilatero e le strade del commercio come corso Buenos Aires, oltre Brera, le aree futuristiche (ma per pochi) come City Life e Garibaldi o quelle animate dalla luce riflessa della movida, la città nonostante il passare dei decenni sembra restare irrimediabilmente la stessa. E lasciandosi alle spalle le luci del cuore cittadino, anche l'arrivo del Covid non ha certo contribuito a colmare il gap di degrado e vuoto tra la Milano delle guide turistiche e quella dove «zona popolare» fa rima con sporcizia e bivacchi e finisce per sfociare sempre più spesso in criminalità.

Viale Molise e le strade limitrofe sotto questo profilo sembrano appartenere a un'altra epoca e a chissà quale umanità rispetto, ad esempio, a piazza Gae Aulenti dove, qualche giorno fa, la presenza di un singolo ratto aveva scatenato le ire dei residenti e mandato su tutte le furie gli amministratori cittadini. L'area dismessa dell'ex Macello, recintata dalle vestigia delle villette liberty che fino a qualche anno fa ospitavano parte dei locali dell'Asl, è una discarica a cielo aperto nel cui interno si trova di tutto e dove i ratti corrono a decine accanto a immigrati intenti a mangiare da cartocci fumanti, seduti tra l'immondizia.

«Voterò ancora per Beppe Sala, ma è una vita che aspetto che sgombrino la zona dell'ex Macello e sistemino le villette e credo questa amministrazione non potrà mai aiutarmi. Dentro quell'area, oltre ai disperati, c'è il centro sociale Macao. Non posso dire che rompano le scatole, ma il degrado in cui vivono è impressionante, non si può passare da quelle parti dopo una certa ora, si ha paura. Io sono per il rispetto, ma se potessi andarmene da qui, se potessi spostarmi per vivere altrove, lo farei immediatamente: la gente della zona con il passare degli anni è peggiorata» spiega Maria Luisa Mondini, 73 anni, che ha trascorso tutta la sua vita da queste parti e tuttora organizza congressi medici. È nata infatti in piazzale Martini, è andata a scuola in via Monte Velino e ora abita in viale Molise 46, un palazzo costruito negli anni '50.

«Vede qui di fronte, questa rete di parabole? Tutte abitazioni Aler occupate. C'è troppa gente dell'Est Europa. E nessuno li controlla - racconta la donna -. I vigili non li ho mai visti qui, passano a prendere le sigarette al bar tabacchi e se ne vanno. E nessuno che faccia niente contro questi stranieri che sputano e urinano per strada come fosse la normalità. Tutti bevono la birra qui, anche i musulmani. E dopo le 19 è terra di nessuno».

Fabio Arancio, 45 anni, responsabile commerciale di una società, sta armeggiando con il seggiolino del suo bimbo di due anni in auto. Anche lui abita qui, da 11 anni. «Chiunque diventerà sindaco dovrebbe mettere mano subito allo stato di abbandono e sporcizia delle case Aler e all'assembramento impressionante, a prescindere dal discorso Covid, del mercato illegale che si tiene ogni domenica in piazzale Cuoco - spiega -. Anche gli immobili da queste parti perdono valore a causa del degrado. Ad esempio? Il mio appartamento! E l'area colorata per i bimbi creata qui davanti alla scuola elementare Tommaso Grossi, la sera viene invasa da gente che bivacca, litiga, si lancia bottiglie di vetro: una vera indecenza».

Davanti al deposito Atm, all'incrocio tra viale Molise e via Lombroso, gli autisti delle linee di trasporti pubblici di superficie più pericolose della città - l'arcinota 90/91 e la 93 - non vogliono dire i loro nomi ma raccontano una quotidianità alla Gotham City. «Alle pantegane in strada siamo abituati - esordisce pacifico un conducente quando chiediamo dei ratti in zona -, ma l'altro giorno qui alla fermata della 93, davanti all'ex Macello, un tizio che era già sceso dal mezzo mi ha fatto riaprire le porte del bus. Ho pensato avesse sbagliato fermata, invece è risalito di corsa e, giocando sull'effetto sorpresa, ha strappato il cellulare a un altro passeggero lasciandolo basito, quindi è corso giù ed è scappato infilandosi nell'area dismessa».

Il collega accanto gli dà man forte. E racconta. «Sempre qualche giorno fa un ragazzino, ancora una volta uscito dall'ex Macello, ha aperto la portiera di un tizio fermatosi allo stop, gli ha afferrato la borsa che teneva sul sedile ed è scomparso dentro l'area. Sono arrivati i carabinieri e la polizia, ma anche un'ambulanza: l'uomo scippato si era sentito male per lo spavento.

Ma del ragazzino neanche l'ombra».

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