Ieri c'erano almeno due notizie che avrebbero dovuto far riflettere. E molto. A Milano l'anagrafe dice che negli ultimi dieci anni i single sono aumentati del 30 per cento. E dell'8 per cento è stato il loro incremento solo negli ultimi ventiquattro mesi. In calo costante sono le coppie sposate e così ormai più della metà dei nuclei (diciamo così) familiari sono desolatamente composti da una sola persona. Da Mestre, invece, l'ufficio studi della Cgia, l'associazione degli artigiani e delle piccole imprese, certifica che il reddito degli italiani è crollato, tornando ai livelli di dieci anni fa, con la crisi che ha costretto le famiglie a decurtare i risparmi del 26,4 per cento e a fronte di un aumento della spesa per i consumi finali (al lordo dell'inflazione) del 4 per cento. E così al 31 dicembre del 2011, l'indebitamento medio delle famiglie ha raggiunto la consistente cifra di 20.107 euro. Le più esposte con le banche sono quelle residenti nella provincia di Roma, sotto di 29.435 euro. Ma a seguire sono quelle di Milano con 28.680 euro, di Lodi con 28.560 e della provincia di Monza e Brianza con 27.891.
Cifre da brividi. Crisi economica, ma anche sociale che si stanno inevitabilmente intersecando, come dimostrano il variare della composizione dei nuclei familiari e l'assottigliarsi dei conti in banca. E in tutto questo ieri a spiccare, per la verità, c'era una terza notizia. La candidatura di Milano a diventare la capitale gay proprio nel 2015, l'anno dell'Expo che porterà la sua immagine in tutto il mondo. Una richiesta tutto sommato legittima finché a presentare la domanda per l'Europride è l'Arcigay cittadina. Molto meno comprensibile che a slanciarsi in appoggio siano assessori e consiglieri della variopinta coalizione che appoggia il sindaco Giuliano Pisapia. E così Stefano Boeri parlava di un'idea che «va sostenuta con convinzione». Perché «ospitare a Milano l'Europride significa impegnare la città che nel 2015 rappresenterà l'Italia nel mondo a confrontarsi con una cultura dei diritti più avanzata e internazionale». E Luca Gibillini (Sel) chiede per quel giorno «una legge nazionale che riconosca a tutti, gay e lesbiche compresi, il diritto di accedere ai diritti e doveri del matrimonio come previsto dalla costituzione». Magari con tanto di adozione di figli.
Dichiarazioni che hanno immediatamente irritato l'anima cattolica del centrosinistra che si è appena ripresa dalla mazzata del registro per le coppie di fatto votato tra mille arzigogoli e solo in nome della ragion di partito. O meglio di poltrona. Ora arriva anche la carnevalata omosessuale tra carri e nudità oscenamente esibite, mentre le famiglie diminuiscono e i conti in banca sono in rosso.
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