Il fascino di Renoir e i colori dell'Italia

Il fascino di Renoir e i colori dell'Italia

Il viaggio in Italia di Pierre August Renoir fu intrapreso dopo quello in Algeria nel 1881, portandolo a scoprire le mete dell'arte più rinomate, da Venezia a Roma, da Napoli alla Sicilia. Se il primo tour sulle orme di Delacroix aveva portato l'artista a percepire timbri e cromie esotiche, il successivo aveva confermato la sua tendenza al classicismo, lo studio della linea e del modellato in nome della pienezza della forma.
«A Roma, alla Farnesina, c'è una Venere di Raffaello che supplica Giove; ha certe braccia...è deliziosa! Sembra una brava e grassa comare che si accinge a tornare in cucina». Era con queste parole che Renoir descriveva un capolavoro italiano ad Ambroise Vollard nell'autunno del 1881, esprimendo con grande spontaneità e semplicità l'emozione provata davanti a un affresco rinascimentale.
E' con la stessa emozione che oggi lo spettatore che si reca alle Scuderie del Castello Visconteo di Pavia a visitare la mostra «Renoir. La vie en peinture», curata da Philippe Cros, che rimarrà aperta fino al 16 dicembre. La rassegna comprende importanti lavori inediti in Italia.
Artista sensibile ai cambiamenti della cultura figurativa, Renoir, sembrava avere trovato nell'arte classica italiana la risposta alla sua ricerca del «bello», dove sintetizzare armonicamente lo spazio e la luce, il segno e il colore.
Aveva anche scritto che aveva sperimentato l'impressionismo ma era giunto alla conclusione che si trovava in un vicolo cieco; le pennellate lungo la Senna lo aiutavano ad accendere cromie solari, ma non a trovare i valori densi di significato per ciò che lui intendeva la pittura. Era per quello che da Parigi era partito per l'Italia; da Capri su una lettera mai spedita alla moglie del suo collezionista, Georges Charpertier «...avrei dovuto fare questo viaggio molto tempo fa. Ora so finalmente che Raffaello non cercava l'impossibile, come faccio io, non dipingeva all'aperto, però aveva studiato al sole, perchè i suoi affreschi ne fossero pieni. Io invece a forza di vedere l'esterno, ho finito per prestare troppa attenzione ai piccoli particolare che il sole lo offuscano, invece di esaltarlo» Nell'isola campana si trova a suo agio e in ogni donna che vede allattare il suo bambino vi coglie le Madonne di Raffaello, ma dipinse anche quel mare e quella luce perchè riteneva giusto che un artista del suo tempo lo facesse.
Attraversando il meraviglioso giardino del grande Castello di Pavia, ci si trova do fronte a uno spazio che assomiglia al Salon di Parigi, dove nel 1864 il pittore aveva ricevuto il primo grande riconoscimento. Il Salon era il luogo di massimo prestigio e di riconoscimento per tutti gli artisti francesi come racconta Emile Zola.

Dai giardini di Fantainebleau alla campagna francese per i suoi personaggi e non, preferisce alla fine le immense campagne, i mari e i fiumi, le canoe ma soprattutto le dolci figure femminili, dalla pelle candida, dai lunghi capelli dai quali scaturisce la felicità della vita. «La vita è un mazzo di fiori rossi», scriveva Renoir. Una felicità che scaturisce anche dalla serie di opere esposte.

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