L’harem chiude le porte al maschio per diventare libero gineceo. Domani in viale Monza le donne musulmane indicono una conferenza: «I giovani, le donne protagonisti e vittime nel cammino verso la libertà e la democrazia nei paesi arabi». Una festa di primavera, in occasione dell’8 marzo, per lo sbocciare del volto più sepolto. «La consapevolezza del nostro valore ci spinge a un impegno forte in ambito sociale, culturale, politico. L’assegnazione del Nobel per la Pace a tre donne, Tawakkul Kerman, Ellen Johnson-Sirleaf e Leymah Gbowee dimostra che il mondo ne riconosce i meriti e incoraggia la nostra partecipazione alla vita pubblica». Con queste parole Souheir Katkhouda, presidente delle Donne musulmane d’Italia, introduce un’iniziativa voluta anche dai Giovani musulmani di Milano e dal Coordinamento delle moschee milanesi, che avrà un secondo appuntamento il 18 marzo a Sesto San Giovanni nella «Muslim Women’s Fashion», una sfilata d’abbigliamento interculturale. Ma con un limite: l’invito è riservatao esclusivamente al gentil sesso. Un modo di festeggiare che invece di abbattere un muro, ne alza un altro.
Non è vero che sotto il velo o il vestito la donna non è niente: è molto più di qualcosa. La forza che rinasce. La spinta che fa nascere. Un corredino di Frette è stato regalato a tutti i bebè nati l’8 marzo dal Presidente della Regione Roberto Formigoni, in visita nel reparto di neonatologia della clinica Mangiagalli. «Ho voluto celebrare qui l’importanza della madre e la sua vocazione. Dobbiamo realizzare politiche mirate in aiuto di coloro che sono insieme lavoratrici, professioniste e mogli» ha esordito Formigoni, sottolineando come uno degli sforzi più meritevoli del fattore D sia quello di conciliare le pressioni del lavoro con la tenerezza di una maternità necessaria ai piccoli uomini, maschi e femmine indifferentemente.
Donna: utero di dolcezza, ma ancora corpo colpito dalla barbarie maschile. Per ricordare la piaga della violenza, dentro e fuori le mura domestiche, sono stati premiati ieri i giovani vincitori del concorso di cortometraggi, indetto dalla Provincia, «Diamo voce alla dignità delle donne. Rompere il silenzio», rivolto alle ragazze e ai ragazzi dai 14 ai 20 anni. Trentadue opere hanno partecipato a questa selezione di lavori cinematografici delle «giovani generazioni, perché da loro è giusto partire per combattere gli impulsi violenti che colpiscono ancora molte di noi» ha spiegato l’assessore alle Pari Opportunità della Provincia, Cristina Stancari.
Alessandro Sapi, Sabrina Cina, Chiara Tomasoni, Magda Rezene, Riccardo D’Amore, Stefano Augenti, Edoardo Castelli e Elisabetta Pezzati hanno ricevuto il riconoscimento all’istituto Cavalieri, «sede idonea a indicare come la cultura sia strumento per rafforzare la personalità. Nel mondo l’istruzione è negata a 55 milioni di ragazze» ha ricordato Marina Lazzati, assessore provinciale all’Istruzione. Cultura: tela tessuta da Penelope. Il magma culturale greco e romano, che ancora ci informa, è stato al centro del dibattitto a Palazzo Marino. «Siamo passati dalle parole ai fatti. In un mondo fatto metà di uomini e metà di donne, in ogni luogo in cui si decide questa metà è rispettata» ha commentato il sindaco Pisapia.
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