«L'amministrazione spegne il morale dell'intera città. Figuriamoci se non spegne le luci natalizie!» sbotta Gaetano Bianchi, gioielliere in via Lorenteggio. Lorenteggio, San Siro, Washington, Ripamonti, Fulvio Testi, i Navigli giù nelle tenebre in queste feste? Potrebbe essere e probabilmente lo sarà. Non ci sono soldi, perché tutti e anche commercianti risentono della crisi, o non c'è volontà di credere in una Milano illuminata tanto nelle luci che nel pensiero? «Non siamo più la Milano da bere, ma cosa siamo diventati? Noi negozianti siamo ladri per certi politici. Con la Moratti il festival dei Led è stata una festa. Ormai le feste sono in secca come i Navigli che di solito si riempivano d'acqua già dal 12 novembre. Ora fanno tristezza solo a guardarli» conclude Bianchi.
Via Giambellino, portata al mito da Giorgio Gaber, resterà indecorata. «Uno squallore. Appenderò un simbolino fuori dal negozio ma abbiamo già deciso che non faremo nient'altro - racconta Gaetano Sgobba -. Un tempo il bando del Comune partiva a giugno. Siamo alla fine di novembre e ancora non sapremo se ci sarà destinata una misera cifra. Meglio il buio del grigiore. Le lucine può permettersele Prada che illuminerà a sue spese la Galleria. Le griffe non soffriranno per un euro pubblico in più o in meno. Loro sfolgorano sempre: allora perché i gandi marchi non destinano i soldi alle periferie?». Non ci sono più gli imprenditori di una volta che non pensavano solo al loro particolare ma elargivano ricchezza per una cultura diffusa.
Luminarie al palo sul Naviglio Grande. Spunta una fila di «legni» sulla ringhiera del canale. Intervistati molti ristoratori dicono: «Sono i classici supporti delle luci; che problema c'è?». I «classici» vengono piazzati dall'artigiano Claudio Sighieri. La cosa pare scorrere ma s'arena su uno scoglio non da poco: i quindicimila euro, spesi nelle scorse edizioni, per il Natale sul Naviglio non ci sono. Sighieri ha piantato i suoi «bastoni» sperando nei contributi dei singoli esercenti. Per abitudine i luoghi della Movida s'arrangiano da soli con i fili di perle che fanno da tetto di luce, perché si sono sempre rifiutati di cedere allo stile Liberty delle altre luminarie milanesi. «Adesso non c'è una lira. Per la prima volta i Navigli hanno aderito al bando del Comune» conferma Alfredo Zini, vicepresidente dell'Epam (Esercizi pubblici associati milanesi). L'amministrazione ha stanziato 91 mila euro che verranno destinati ai tredici distretti urbani del commercio. Ha elargito altri 18 mila euro, e in tutto fa 100 mila, frazionati i siti come piazza Diaz o San Babila, che non rientrano in un distretto. «Ad ogni distretto spetteranno 7 mila euro per gli allestimenti luminosi - spiegano dalla Confcommercio -. Quest'anno i Navigli parteciperanno sia per necessità economica, sia perché le luminarie pubbliche non saranno più Liberty, quindi più compatibili con la loro scelta di stile».
Come mai il Naviglio non ce l'ha fa più ad arrangiarsi da solo nel far scattare la magia delle stelline natalizie? «Il Comune ha aumentato in modo impressionante il costo dell'occupazione del suolo pubblico, per il mercato dei Fiori ad esempio o per quello dell'Antiquariato. Tutti i tributi sono lievitati, basti pensare alla tassa sui rifiuti, per cui siamo arrivati a non avere più nemmeno un euro in cassa» conferma Giovanni Nizzola, dell'associazione Naviglio Grande. Alla fine ce la farà il canale da cui passava il marmo di Candoglia per la costruzione del Duomo ad illuminarsi per le feste? «Certo noi siamo ottimisti» ribatte Nizzola.
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