Fi e l'esperto di elezioni «Crisi Pd, 5 Stelle deboli E noi saliremo ancora»

Alberto Di Pietro fra stime, dati e clima: «I voti milanesi per Renzi tornano a casa»

Fi e l'esperto di elezioni «Crisi Pd, 5 Stelle deboli E noi saliremo  ancora»

Attilio Fontana avanti, Giorgio Gori che non lo agguanta, e i 5 Stelle col solito fiatone. La Lombardia sembra un sogno proibito per la sinistra. E il centrodestra punta al «bottino» pieno dei 151 seggi politici.

Studia i sondaggi e sente un clima propizio un esperto di elezioni come Alberto Di Pietro. «Nei mercati, dal barbiere, in metrò. Sono un milanese normale», racconta. Vice coordinatore regionale di Forza Italia, candidato in Lombardia 3, Di Pietro legge i dati «Ipsos» pubblicati dal Corriere e riflette. «C'è un 36,5% fra indecisi e non voto, bisogna vedere come sarà assorbito. Nelle ultime elezioni, l'affluenza è stata un fattore indifferente. Noi non siamo stati penalizzati da quella bassa e l'alta affluenza del 4 dicembre ha punito il Pd. Poi i 5 Stelle attraggono voti dall'astensione. Io spero sempre in un'alta partecipazione. I 5 Stelle pagano questo caso dei rimborsi. Non lo zoccolo duro ma il voto mobile sì». I sondaggi si sa, vedono fino a un certo punto, poi spariscono per legge. E molti elettori decidono in quel momento, magari la mattina del voto. Ci saranno scostamenti. «La lista Gori al 7,5% mi pare alta - riflette - e Gori un po' porta e un po' erode al Pd. La lista Fontana crescerà, lo 0,5% è poco, ci sarà trascinamento, anche se Forza Italia per intuizione di Berlusconi ha messo il suo nome anche nel nostro simbolo, prima volta». Forza Italia è difficile da pesare prima del voto: «È sempre sottostimata. Al 14% ha una capacita inespressa. La esprime negli ultimi 15 giorni, col simbolo e coi candidati, 50 a Milano. Alle regionali vuole dire preferenze. Fi ha una lista aperta alla società civile e al territorio: sindaci, amministratori di provata capacità, candidati che stanno andando a prendersi le preferenze, cosa che ora non viene percepita. Fi è l'unica che può crescere». «Il Pd - spiega Di Pietro - è in crisi forte, anzi non esiste più, c'è il Partito di Renzi. Leu in Lombardia è data al 4, in Italia al 6-8%, voti sottratti al Pd. Il prodotto Renzi ha fatto ottimo marketing in passato ma oggi viene percepito come un bluff, un leader che ha fallito. Nel 2014 era al 40%, voti anche nostri. Molti erano quelli che con un doppio salto erano passati da Scelta civica, che nel 2013 in Zona 1 era schizzata al 25%. Poi la lista Parisi in centro ha recuperato nel 2016. Ora sono tornati a casa. E candidati come Luigi Pagliuca e Cristina Rossello sono ottimi per questo. Berlusconi e Gelmini hanno fatto scelte mirate». «Gli alleati del Pd li vedo in grave difficoltà anche loro, pure Bonino, che punta su temi ormai trasversali». I temi. Pesa ancora l'immigrazione «ma va affrontata in modo serio, non demagogico». E pesa poco l'antifascismo.

«Tema di retroguardia, mossa della disperazione se una certa sinistra continua coi due pesi e due misure, si disinteressa delle minacce a Israele e agli ebrei, o dei vandalismi al nostro consigliere che voleva celebrare le vittime delle foibe».

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