A Milano cento dipendenti hanno aperto la protesta con flash-mob, volantini e striscioni i via Montenapolone durante la Vogue Fashion Night del 6 settembre. La notte bianca della moda che per la prima volta si è allargata anche a Roma e Firenze. E anche lì, i dipendenti delle sedi Fnac a rischio chiusura si sono presentati con le t-shirt «Fashion Nightmare per noi». Per difendere il megastore editoriale di via Torino che dopo dodici anni rischia di chiudere i battenti è in atto una mobilitazione bipartisan a Palazzo Marino, si sono già espressi consiglieri di Pdl, Sel, Pd. Il colosso francese Ppr, presieduto da Francois-Henri Pinault da anni ribadisce in modo sempre più esplicito la volontà di spostare gli interessi del gruppo sui marchi di lusso, a partire da Gucci e Bottega Veneta. L’allarme tra i dipendenti nasce lo scorso 13 gennaio quando con una nota la sede centrale di Fnac Italia comunica l’avvio di un piano drastico di ristrutturazione che non esclude la chiusura dei megastore italiani se entro il 31 dicembre non si farà avanti un compratore. Da allora, silenzio. Anche con i sindacati che all’avvicinarsi della scadenza - e dopo otto/nove mesi di incertezza - chiedono a ripetizione chiarezza sul futuro dei 600 dipendenti sparsi nel Paese, solo ottanta nel negozio milanese a cui vanno sommati impiegati e quadri che lavorano nella stessa sede principali. I prossimi giorni sono decisivi, la situazione potrebbe chiarirsi visto che i vertici francesi del gruppo Ppr hanno fissato un incontro in Comune con l’assessore al Lavoro Cristina Tajani che ha offerto un tavolo di mediazione. E a quel vertice chiariranno almeno all’amministrazione i piani per la sede milanese.
I lavoratori hanno indetto lo stesso giorno un’assemblea. Il timore è che quella in Comune si riveli solo una passerella inutile. Per questo con una lettera aperta al sindaco chiedono anche a Giuliano Pisapia di prendere una posizione a favore del «salvataggio» di Fnac.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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