Cronaca locale

Foggetta contro tutti, deliri pure su Montanelli

Prima di diventare il candidato sindaco attacchi al Biden non violento, Conte e 5 Stelle

Foggetta contro tutti, deliri pure su Montanelli

La stroncatura feroce dei 5 Stelle, la critica a Giuseppe Conte, ma anche il «no» a Joe Biden che condannava le violenze in Usa. E poi il delirio su Indro Montanelli.

I «social» di Michele Foggetta, l'uomo del «campo progressista» di Sesto San Giovanni, restituiscono il profilo di un candidato che - al di là delle sue intenzioni - sembra fatto apposta per mettere in imbarazzo i suoi alleati. Valeva per le «gaffe» passate che sono emerse nella campagna elettorale, valeva per le incredibili affermazioni su Israele e gli israeliani, vale a dire quegli insulti per cui, dopo un'iniziale reazione polemica, alla fine si è scusato (e le scuse devono aver convinto molto Lele Fiano, deputato Pd ex presidente della Comunità ebraica, che due giorni fa è stato a Sesto a volantinare per lui).

Ma l'imbarazzo vale anche per il profilo Instagram, che contiene i recenti tipici oltranzismi che può avere un esponente di una sinistra che sta a metà fra il Pd e Rifondazione Comunista, un'area che - quando non ricopre incarichi istituzionali - si fa attrarre dalle sirene di una sinistra ideologica e parolaia.

Tipico esempio la posizione assunte sulle proteste - anche violente - del movimento «Black lives matter». Titolo del post (due anni fa): «Dobbiamo per forza condannare?». Svolgimento: «Questa mattina la prima notizia che ho letto è la forte condanna alla violenza da parte di Joe Biden (oggi presidente democratico, ndr). Ecco, mi dispiace, non sono d'accordo. Non sono abbastanza pio per accettare il porgi l'altra guancia e credo che il popolo afroamericano in 5 secoli abbia già preso in silenzio troppi schiaffi».

Mostra anche slanci Foggetta, ma dal punto di vista politico il problema sta nel fatto che lui è stato eletto in Consiglio comunale (già nel 2012) e oggi (causa primarie, vinte per poco) rappresenta tutti, dal Pd di Enrico Letta (e Irene Tinagli, che è andata a sostenerlo) ai grillini. E chissà che ne pensano del giudizio che ha riservato loro. Non tanto della bocciatura del governo Conte («Mi dispiace, io non ce la faccio a dire che si sta lavorando bene») quanto dell'idea che ha maturato sul Movimento dopo un'iniziale fiducia: «In realtà - ha scritto - si è dimostrato un bluff fatto dell'incompetenza dell'uomo qualunque, convinto di poter risolvere problemi dall'alto semplicemente della propria (non verificata) onestà, dell'arroganza di tracotanti personaggi come Di Maio, buoni a nulla pieni di sé, e di un non-programma fatto di patetico populismo. Utiliidioti che hanno funto da incubatrice di una destra in crisi che si è ripresa poi i propri consensi con gli interessi». Ora sono alleati.

Tralasciando le altre «cortesie» rivolte al centrodestra, colpiscono le parole usate per Indro Montanelli, nei giorni in cui era stata imbrattata la statua del grande giornalista posta in via Palestro. Dopo un «ragionamento» su matrimonio riparatore e delitto d'onore (riferito all'episodio che ha mobilitato le femministe e che risale alla guerra coloniale del 1935, quando il giovane Indro si accompagnò a una giovanissima donna locale) Foggetta traeva le sue conclusioni: «Dopo aver letto tutto questo relativismo perbenista ora la statua di quel criminale la vorrei vedere anche io fusa e sostituita da quella di una bimba eritrea».

Questo è il candidato del «centrosinistra» di Sesto San Giovanni.

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