Formigoni azzera tutto: spunta una giunta tecnica

«Non è una bella cosa lasciar concludere un'esperienza positiva di diciassette anni sotto un mare di fango...». La frase di un assessore della giunta di Roberto Formigoni spiega più di molti ragionamenti politici perché le dimissioni sono considerate molto più di un'extrema ratio, viste come il fumo negli occhi, da colui che dal 1995 è alla guida della Regione Lombardia. «Ci sono sempre io, non mi dimetto» aveva detto già nel primo pomeriggio Formigoni, entrando nella sede romana del Pdl, a chi gli chiedeva se avrebbe lasciato la Regione. E aveva annunciato una «forte discontinuità» e una «riduzione molto forte della giunta».
Parole confermate alle sette di sera, alla fine del vertice con il segretario del Pdl, Angelino Alfano, e il segretario della Lega, Roberto Maroni. «La giunta è azzerata» e «la nuova giunta sarà ridimensionata nel numero» le parole del presidente della Regione. Subito dopo che gli assessori della Lega avevano annunciato le dimissioni, la «piena e totale disponibilità degli assessori del Pdl a fare un passo indietro» è stata incassata da Formigoni.
Nessun cambio di maggioranza. Saranno Lega e Pdl a sostenere la nuova giunta Formigoni, che ha già un programma: la riforma della Sanità, la riforma del Welfare e la macroregione del Nord. Inoltre il futuro esecutivo regionale farà moral suasion sul consiglio per eliminare il listino bloccato che ha scatenato tante polemiche e grandi proteste.
Insomma, un programma di lavoro che sembra pensato (e annunciato) non per elezioni a breve ma per cercare di durare ancora due anni. Maroni ha assicurato di non aver mai chiesto elezioni a aprile e di aver fatto ventilare l'ipotesi del voto in Lombardia come alternativa a un azzeramento della giunta Formigoni. Ma dal momento che il presidente della Regione si è presentato con le dimissioni degli assessori del Pdl in tasca, il tema del voto anticipato sarebbe rientrato. Nonostante la situazione del Pirellone rimanga ad altissima tensione e il consiglio federale della Lega di domani sia sempre un'incognita (il segretario lombardo, Matteo Salvini, ha già riaperto le ostilità: «Per noi si va a votare in primavera»), l'obiettivo è andare avanti fino al 2015.
L'azzeramento è un tentativo di recuperare credibilità agli occhi dell'opinione pubblica sconvolta dall'arresto di Domenico Zambetti con l'accusa di aver comprato voti dalla 'ndrangheta. Alfano ha espulso Zambetti dal Pdl, come aveva già fatto in passato con l'ex assessore Massimo Ponzoni e con il consigliere Gianluca Rinaldin.
Adesso si tratta di capire quanti saranno i nuovi esponenti della nuova squadra Formigoni. In mattinata si parlava di una giunta di 8 o 12 formata solo da volti nuovi, senza consigliere regionali e senza assessori uscenti. Una giunta tecnica sul modello Monti.

L'ipotesi pare però che non sia gradita alla Lega, che preferirebbe un azzeramento della giunta per sostituirla con un nuovo governo politico. Nomi, temi e totoassessori sono già nella più stringente attualità politica.

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