Formigoni al fianco della Moratti: «Sulla moschea serve una legge»

In piena estate aveva lanciato la bomba. «Sediamoci intorno a un tavolo, governo, partiti di maggioranza e istituzioni, e «troviamo una soluzione per il problema di una moschea a Milano». Ieri il governatore Roberto Formigoni ammette come il sindaco Letizia Moratti il giorno prima che i tempi non sono ancora maturi, «spetta al governo tenere i rapporti con le altre confessioni religiose e dobbiamo trovarci per discuterne solo dopo che ci sarà un atto chiaro del governo, prima sarebbe inutile». Più precisamente, la palla passa al Ministero dell’Interno, il ministro della Lega Roberto Maroni sarà oggi in prefettura per un vertice ristretto con il prefetto e il questore di Milano per definire i tempi della chiusura del campo rom di Triboniano e la soluzione alternativa alle case popolari per i nomadi che hanno diritto a un alloggio. Difficile che diventi anche l’occasione per aprire il tema moschea, scottante e certamente fuori dalle priorità del Carroccio in campagna elettorale. Il cardinale Dionigi Tettamanzi ieri ha parlato ai 5mila migranti di tutto il mondo che hanno partecipato al pellegrinaggio in Duomo, ma è riferendosi agli italiani che ha avvertito: «A nessuno è concesso di strumentalizzare il tema dell’immigrazione». E ha voluto leggere il suo discorso «per essere preciso, non per voi che ascoltate qui ma per chi sta fuori», visto che sulla richiesta di una moschea (che ha corretto poi con «un luogo per la preghiera islamica») aveva dichiarato di essere stato frainteso, un mese fa, quando le sue parole scatenarono la rivolta di Lega e Pdl. Alla vigilia dell’arrivo di Maroni, ieri anche il comitato dei residenti di viale Jenner è intervenuto: «Milano non ha bisogno di moschee, ma il vero problema sono i centri islamici in aree non idonee, chiediamo al ministro di risolvere definitivamente la questione di viale Jenner».
I temi milanesi, dai rom ai musulmani, sono rimasti fuori dalla festa del Pdl ieri al Castello Sforzesco. Il premier Silvio Berlusconi ha affrontato le questioni nazionali e rimandato ad un’altra occasione l’investitura della Moratti come ri-candidata per il 2011. «Non ce n’era nessun bisogno adesso, anch’io sono stato incoronato il 18 dicembre per le elezioni di fine marzo, c’è ancora tutto il tempo» sottolinea Formigoni. Che sull’ipotesi di elezioni anticipate afferma: «Se verrà meno la parola data dai finiani piuttosto che governare nell’incertezza meglio andare alle urne, ma mettiamoli alla prova credo che ci siano spazi per andare avanti». Il sindaco Moratti arriva alla festa del Pdl circa un’ora prima del premier e si siede in prima fila accanto al vicesindaco Riccardo De Corato. E se le è mancato l’imprimatur di Berlusconi (ma prima del comizio aveva spiegato che «ci sarà un discorso a livello nazionale, sinceramente non mi aspetto niente»), è il ministro Ignazio La Russa che scalda i supporter del Pdl nella tensostruttura al Castello a le tira la volata, chiedendo a Formigoni e Moratti di alzare le braccia in segno di vittoria, perché «siete l’esempio del buongoverno».

Non è ancora lo sfidante del centrosinistra, ma il candidato alla primarie del Pd, Stefano Boeri, guarda già avanti. E invece che al confronto con i diretti competitor, Valerio Onida e Giuliano Pisapia, si concentra già su «Berlusconi che non ha speso una parola ricandidare la Moratti a sindaco».

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