Roberto Formigoni contrattacca. E sfida l'opposizione in consiglio regionale a fare davvero ciò che minaccia: ovvero dimettersi dal consiglio regionale. «Anche oggi in Lombardia attendiamo che i consiglieri di Pd, Idv e Sel si dimettano veramente. O hanno paura di perdere il posto?» va all'attacco il presidente della Regione su Twitter. Il Pd ha parlato più volte dell'eventualità di lasciare il Pirellone, ma al momento le dimissioni sono solo virtuali.
Formigoni cerca di andare avanti nei progetti di riforma. E presenta alla Conferenza delle Regioni idee per ridurre ulteriormente i costi della politica, a partire dalla suddivisione del Paese in macroregioni che consentano risparmi su diversi settori importanti. In più, il programma è di tagliare ancora le spese per la politica.
Il modello di riferimento è la Lombardia, dove le spese pro capite sono le più basse del Paese e c'è un consigliere ogni 130 mila abitanti mentre altre Regioni hanno un consigliere ogni 30-40 mila abitanti.
«Non ci sarà alcun effetto Lazio: noi siamo la regione più virtuosa. E proprio ieri (martedì scorso, ndr) abbiamo approvato una legge che stabilisce che le spese ai gruppi verranno controllate non solo dalla Corte dei Conti ma anche da una società esterna» ricorda il governatore, che torna anche sul tema dell'indagine che lo riguarda. E richiama tutte le volte in cui la giustizia gli ha dato ragione: «Vanto nella mia carriera un lungo confronto con la Procura di Milano che mi ha rinviato a giudizio ben undici volte ma ho sempre avuto ragione io. Oggi la Procura ritiene di fare la dodicesima indagine: dimostrerò la mia completa estraneità».
A sostenere il presidente della Regione scende in campo aperto anche Roberto Maroni. «Non vedo perché Formigoni dovrebbe dimettersi» dice il segretario della Lega all'indomani dell'incontro a tu per tu con il governatore in cui gli aveva ribadito il proprio sostegno. Una difesa che sembra indirizzata più all'interno del Carroccio che all'esterno. È infatti il sindaco di Verona, Flavio Tosi, a pizzicare ancora una volta Formigoni. «Roberto Castelli, ma anche Andrea Gibelli, Matteo Salvini, Giancarlo Giorgetti e Roberto Maroni» è l'elenco di possibili successori di Formigoni stilato da Tosi, che osserva: «Se si andasse a elezioni anticipate in Lombardia non mi dispiacerebbe, visto che la Lega vorrebbe esprimere il suo governatore anche in questa regione. Poi se può togliere dall'imbarazzo qualcuno, questa è un'altra questione».
Parole che hanno provocato la reazione, e anzi il contrattacco, di Formigoni: «Ormai è chiaro a tutti: Flavio Tosi ha un problema con Luca Zaia, governatore del Veneto, grande come una casa: voleva fare lui il presidente di Regione e gli hanno preferito Zaia, vorrebbe essere lui il leader della Lega in Veneto e gli hanno preferito Zaia».
E Formigoni replica anche a Daniela Santanchè, la quale aveva detto che al suo posto si sarebbe dimessa. Lo fa nel corso di un'intervista a Tgcom24: «Che sia lei a dare lezioni di moralità... Fu candidata con la Destra di Storace e appena sei mesi dopo passò con Berlusconi e ottenne un posto da sottosegretario».
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