Onorevole Mario Mantovani, a cosa serve il direttivo regionale di Forza Italia in cui è stato nominato?
«Lo prevede lo Statuto ed è la giunta esecutiva del partito».
Quali sono le sue proposte?
«Innanzitutto mi permetta di esprimere gratitudine alla coordinatrice Mariastella Gelmini per avermi chiesto di condividere il suo progetto».
Torniamo alle proposte.
«Fi è attesa da scadenze importanti: le elezioni in alcune regioni e quindi le alleanze, i rapporti con la Lega, la scelta del candidato sindaco a Milano».
Lei avrà una sua ricetta.
«Rispetto dello Statuto e coinvolgimento degli elettori».
Dice che Fi coinvolge poco?
«Ho presentato la riforma sanitaria regionale a Bergamo e c'erano 400 persone, a Varese 500. La gente è attenta quando ci sono questioni che interessano e non beghe di partito».
Forza Italia sta fibrillando.
«I momenti difficili si risolvono sul territorio, non nei talk show o litigando sui giornali».
Andare sul territorio vuol dire anche congressi?
«Sono una conditio sine qua non . Entro l'estate vanno fatte tutte le 1.500 assemblee dei comuni lombardi e in autunno tutti i congressi provinciali».
Perché i congressi?
«Il solo modo per riattivare la base, senza ricorrere a commissariamenti che non solo sono inopportuni, ma non sono graditi dalla base che li vive come un'imposizione dall'alto».
Fi vola bassa nei sondaggi.
«Fi ancora oggi è l'unica forza rifondatrice e liberale. Dobbiamo convincere il nostro elettorato e tornare al 30 per cento».
Per ora a crescere è la Lega.
«Matteo Salvini è bravo, fa il suo lavoro e lo fa bene. Della Lega apprezzo la democrazia interna: c'è dibattito e le decisioni si prendono al consiglio federale e non in qualche cerchio».
Ma la sua svolta a destra aprirà un grande spazio al centro tra i moderati per Fi.
«Questa Lega non soddisfa le istanze sociali e noi dobbiamo parlare a un mondo che non si sente di destra estrema».
Salvini mette in discussione l'alleanza e qualche colonnello di Fi minaccia di far cadere Maroni in Lombardia.
«Vorrei sapere su quali tavoli si discutono cose simili».
Lei non è d'accordo?
«Noi siamo leali a Maroni, ma soprattutto fedeli agli elettori che ci hanno votato primo partito in Lombardia».
Maroni rischia o no?
«Usarlo oggi, parlando di alleanze in altre regioni, è fuori luogo e non ha senso politico».
Il centrodestra deve scegliere un candidato sindaco.
«È la prima cosa di cui si deve occupare il nuovo direttivo. Pisapia non ha saputo rispondere alle istanze di una città che guarda al futuro come Milano».
Farete le primarie?
«Prima di tutto dobbiamo riprendere quel contatto con gli elettori e i nostri amministratori che abbiamo perso. Questo partito è troppo fermo».
Le primarie?
«Non fanno parte della nostra cultura e vedo che anche quelle del Pd sono ormai parecchio discusse. Piuttosto coinvolgerei gli iscritti per decidere i candidati da mettere in lista».
A proposito di commissariamenti, di Fitto che dice?
«Dice anche cose condivisibili, ma le modalità non sono le più corrette: attaccare direttamente il presidente Berlusconi che ha dedicato la sua vita al partito e all'Italia non è giusto».
In
Regione il gruppo di Fi non sempre è compatto.«Il capogruppo deve riconquistare quel consenso con cui era partito. Il fatto che cinque consiglieri non abbiano votato il resoconto economico del gruppo non è un bel segnale».
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