Il sasso della divisione è stato lanciato al Consiglio nazionale. E gli effetti che produce sono inversamente proporzionali alla distanza, geografica e istituzionale, da Roma. Il giorno dopo lo strappo, gli uomini di Angelino Alfano e Roberto Formigoni misurano la loro consistenza, dal Pirellone alle Zone. E l'impressione generale è che la scissione di «Nuovo centrodestra» - se ci sarà - a Milano sarà numericamente circoscritta e un po' controvoglia. E, soprattutto in Comune e nelle zone, un po' tutti mettono le mani avanti: «È un po' come con Fratelli d'Italia, lavoreremo ancora insieme».
In Regione Cl ha ancora una certa consistenza. E l'ex presidente Formigoni avverte: «Nove su 19 consiglieri del vecchio Pdl sono entrati in NuovoCentrodestra. Che succederà?». La risposta è affidata a uno dei nove (forse 8), il capogruppo Mauro Parolini, che conferma la nascita di un nuovo gruppo ma esclude ripercussioni sulla giunta: «La questione della tenuta della Regione non è all'ordine del giorno - dice - nessuno la mette in discussione». «Le cose vanno bene, il nostro sostegno è ovvio e scontato, nessuno ha intenzione di porre neanche lontanamente la questione». «Ci troveremo e discuteremo - dice il vice governatore Mario Mantovani (forzista convinto) - tenendo presente un punto che per noi è fondamentale, ovvero che siamo stati tutti eletti sotto lo stesso simbolo». «A me interessano poco le discussioni interne a un partito - aggiunge - quello che conta è tenere fede al patto con gli elettori», «auspico che vi sia una divisione consensuale». Insomma, non si muoverà niente: «Gli assessori li nomina il presidente Maroni, il quale ha già annunciato che dopo il primo anno farà una verifica, in sede di verifica, quindi, valuteremo». «Se eventualmente il Pdl arrivasse a dividersi - conferma il capogruppo leghista Massimiliano Romeo - Posso rassicurare che nonostante l'eventuale preminenza del nostro gruppo in termini numerici, non chiederemo alcun rimpasto».
In Comune gli alfaniani sono due: Matteo Forte e Carmine Abagnale. E non bastano a fare un gruppo. Si parlava di Mariolina Moioli ma lei taglia corto: «Io non aderisco a niente. Sono stata eletta con la lista Moratti e sto bene dove sto». In Provincia la situazione dei 14 consiglieri è più incerta e sarà in parte condizionata dalle decisioni del presidente, Guido Podestà. Sicuramente aderisce a Forza Italia Bruno Dapei, uno di quelli del '94: «Finché Berlusconi è in campo io starò con lui». Ma Dapei, che è presidente del Consiglio provinciale, conferma che entusiasmi scissionisti ce ne sono pochi: «Mi auguro che questo gruppo che sta lavorando bene continui a farlo e a collaborare». Alfaniano (in quanto vicino a Francesco Colucci) è considerato il capogruppo, Giuseppe Marzullo; forzista il vice, Francesco Esposito. Il coordinamento cittadino pochi giorni fa ha votato un documento politico unanime, per cui ravvisare due linee politiche diverse, a Milano, non è facile. «L'orientamento di Cl e colucciani sembra quello - dice il coordinatore cittadino, Giulio Gallera, altro liberale e forzista storico - bisogna vedere se a livello locale seguiranno questa strada tutti». Anche nel Pdl cittadino si fa riferimento all'alleanza con Fdi come modello. «Sono assolutamente sulla linea di Berlusconi - dice il coordinatore della Giovane Italia, Marco Bestetti - con alcuni punti fermi: merito, ricambio e militanza». Nelle zone, infine, la voglia di dividersi è ancor minore. «Il passaggio a Fi era stato condiviso da tutti - dice il capogruppo della 1, Antonio Testori - ora non so se ci saranno conseguenze.
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