Queste mille e cinquecento piante di mais al Castello si chiamano Diana. La piccola adolescente con canotta rossa, che porta il nome della principessa inglese, tiene per mano il padre Bruno alle due del pomeriggio, e il suo sguardo luminoso diventa subito il simbolo del granoturco dell'Esposizione Universale. Diana avvicina l'altra mano dell'uomo a una foglia e chiede: «Senti, cos'è questa?». Il padre: «Lattuga, forse?». Poi, un'altra foglia. «E questa?». «Sembra zucca».
L'uomo è cieco da due anni, in seguito a una malattia, e la figlia lo sta educando a distinguere le cose al tatto, come lui avrà fatto con lei quando era bambina. Non c'è nulla di meglio che un campo di granoturco con zucchine e insalate per ricordare a un uomo che non vede da due anni quanto la natura sia capace di squarciare ogni sipario nero, quanto si possa ritornare a stupirsi a 60 anni con un senso in meno, l'unico che non avevamo alla nascita, come si riesca a sentire che la nostra pelle è simile a una foglia. Non solo per un cieco, ma anche per tutti i passanti che s'inoltrano in questo campo costruito come un labirinto, dove ti puoi sdraiare su una panca in legno, definire in cielo la cima del Castello che va e viene tra il fruscìo imperiale del mais, e dire a memoria: «Meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d'orto» come se Montale scrivesse ora, e a pochi passi scorre il traffico di Foro Bonaparte.
Un gruppo di dieci persone scattano foto. Da dove venite? «Da un ufficio a cinquanta metri da qui. Questa è la nostra pausa pranzo migliore dopo tanti anni di lavoro a Milano». Stefano, 24 anni: «L'istallazione di una campagna è provvidenziale per far dimenticare ai milanesi quanto sia brutta Expo Gate». Della stessa opinione Michele Molteni: «La porta è una vergogna ma le piante sono splendide. Sono brianzolo: mai visto un mais così perfetto neppure in campagna». Ragazzi e ragazze cercano le pannocchie, Stephanie, canadese di colore, nello svolazzante abito rosso esclama: «È belissimo!» con una sola «l».
Milano vanta una bellezza in questi giorni.
Le piccole donne asiatiche vestite come la protagonista de L'amante di Marguerite Duras: abito semplice come un grembiule, borsalino in testa. Una di queste fanciulle tra il mais è l'apparizione della femminea universalità della natura, bambina e amante.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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