Il dirigente della squadra mobile Alessandro Giuliano non vuole nascondersi dietro una foglia e, come sempre, va dritto all'obbiettivo: «Noi non ci arrendiamo, non ci siamo mai arresi dopo un anno e dieci mesi di indagini e ogni giorno continuiamo anche se, in fondo al tunnel, finora, non abbiamo visto la benché minima luce: su questo delitto non è mai emersa una pista preminente, non c'è un movente e il procedimento aperto dal pm Fabio De Pasquale, dopo tutto questo tempo, è ancora a carico di ignoti. Non ce ne vergogniamo, una percentuale di casi insoluti è fisiologica. Stiamo parlando però della vita di un uomo. Una persona con un'esistenza particolarmente articolata, una fitta rete di contatti, amicizie e conoscenze. E per noi è una questione morale, di coscienza. Ci scusiamo perciò con gli interessati per essere stati costretti a divulgare le immagini che li ritraggono vicino al luogo del delitto. Ma lo abbiamo fatto d'accordo con la Procura, perché abbiamo capito di aver bisogno anche di loro. Per non poter mai dire un giorno di aver lasciato qualcosa d'intentato».
Le immagini in questione sono quelle che ritraggono due giovani uomini. Che la sera del 21 novembre 2012 si trovavano in zona Fiera intorno alle 19.21, l'«ora x» dell'omicidio di Diego Preda, il broker assicurativo 69enne freddato per strada, all'angolo tra via Alberto Mario e via Mosè Bianchi, con un colpo di revolver alla nuca, da un killer con il volto nascosto da un cappellino o dal cappuccio di una felpa, riuscito a eludere - se non restando una fisionomia dai tratti incerti e niente più - tutte le telecamere della zona. Gli investigatori, visto l'orario e la zona - molto frequentata - tra centinaia di passanti hanno sentito una quindicina di persone. «Insufficienti» sottolinea Giuliano. Che aggiunge: «Tra le moltissime inquadrature estrapolate dalle telecamere della zona e risultate purtroppo perlopiù sfuocate, indefinite e quindi inutili per l'inchiesta, sono emerse però immagini di buona qualità di due uomini, totalmente estranei ai fatti, ma riconoscibili».
Si tratta di un giovane uomo robusto con i capelli castani sui trent'anni, che indossa jeans e una felpa blu con una scritta bianca davanti. «Viene inquadrato mentre è al telefono già alle 16.43, quindi deve trattarsi di un frequentatore assiduo della zona, forse un residente» spiega la polizia. L'uomo viene inquadrato ancora in zona, due minuti dopo il delitto, alle 19.23, in viale Monte Rosa mentre cammina verso via Pellizza da Volpedo.
Il secondo è un altro giovane uomo, anche lui sulla trentina, più slanciato, forse più alto del precedente, che porta jeans aderenti, particolarmente «vissuti», indossa un giubbotto corto in pelle nera, ha i capelli biondi chiari e corti, in parte pettinati verso l'alto come se avesse il gel. Il ragazzo entra alla metropolitana fermata «Amendola Fiera» (linea rossa, la 1) e alle 19.27 sale su un convoglio diretto verso Sesto.
«Non sappiamo se l'assassino sia salito in metrò, ma, in fuga, si è diretto correndo verso via Domenichino, in direzione della fermata.
Il giovane fotografato dalle telecamere potrebbe averlo notato, proprio prima di scendere in metrò, con il fiatone, che gli passava accanto. Rivolgiamo un appello a entrambi questi giovani uomini: si facciano vivi con noi, potrebbero ricordare qualcosa d'importante per le indagini» conclude il capo della Mobile.