Si chiama fra Paolo Martinelli e già il nome frate davanti al nome fa capire che si tratta di un vescovo ausiliare speciale. È un religioso, un francescano cappuccino, uno dei tre sacerdoti eletti vescovi da Papa Francesco con il compito di affiancare il cardinale Angelo Scola nel governo della diocesi di Milano, una delle più grandi al mondo. «Oggi non è di moda fare il vescovo» li ha messi in guardia Scola durante la cerimonia in cui hanno ricevuto lo zucchetto, in attesa dell'ordinazione episcopale che avverrà in Duomo il 28 giugno.
Fra Paolo ha 58 anni ed è un milanese doc, anche se da anni è in servizio a Roma, dove nel 2004 è stato nominato preside dell'Istituto francescano di spiritualità della Pontificia Università Antonianum. Un professore. «Sono figlio di san Francesco e della diocesi ambrosiana» ha detto di sé, raccontandosi a sacerdoti e giornalisti riuniti nella cappella arcivescovile.
Ordinato sacerdote nel 1985, è stato subito destinato a fare il cappellano all'Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone, dove si occupava dei disabili. È l'istituto in cui in questi mesi fa il volontario Silvio Berlusconi. Che ne dice? «La Sacra Famiglia ha fatto bene a me, spero che faccia bene a tutti» sorride il neo vescovo. Racconta: «Cesano Boscone è un'esperienza che ha profondamente segnato la mia vita, sono sempre rimasto in contatto con loro, anche quando sono stato mandato altrove, dopo quattro anni. Lì ho ricevuto il mio imprinting, la mia formattazione».
Il nuovo vescovo ausiliare (si saprà in autunno quale incarico preciso gli affiderà il cardinale) si è laureato alla Gregoriana ed è stato allievo del professor Angelo Scola: «Ho studiato con lui quando ho fatto la tesi di dottorato sul gesuita Hans Urs von Balthasar, che il cardinale Scola ha studiato e conosciuto personalmente. E poi abbiamo partecipato entrambi al Sinodo sull'Eucaristia». È stato il cardinale Scola ad avvisarlo della sua nomina a vescovo: «Mi ha convocato in Curia qualche giorno fa e me l'ha detto».
Fra Paolo conosce personalmente Papa Francesco. «Abbiamo lavorato insieme, quando lui non era ancora Papa, al consiglio generale del Sinodo sull'Eucaristia. Finora sono stato impegnato al Sinodo sulla Famiglia, da adesso non so. Il Papa l'avevo visto il giorno prima della nomina, ma non mi ha detto nulla. Il giorno dopo, all'improvviso, è arrivata la lettera».
Ad accompagnarlo è la sorella Anna,che lui ha avvisato ieri mattina all'ultimo momento con un sms. «Mi ha scritto che mi aspettava in Curia per una cosa che lo riguardava, ma non mi ha detto che sarebbe diventato vescovo!» racconta lei. Molto legata al fratello, Anna non può vantare la stessa fede incrollabile: «Diciamo che, in senso crociano, non posso non dirmi cristiana. Ma non mi configuro in modo così totalizzante. Siamo tre fratelli, ciascuno con la propria storia personale. Ma lui, Paolo, è un bel tipo, da seguire. Non è banale, è fuori dagli schemi. Culturalmente elastico oltre che piacevole. E l'esperienza durissima di Cesano Boscone, a contatto con la sofferenza, l'ha rinforzato molto».
Come studioso, Martinelli ha affrontato in profondità il tema del martirio e della testimonianza. «Ho approfondito la vicenda dei monaci di Tibhirine, in Algeria (i sette trappisti sequestrati e sgozzati da fondamentalisti islamici nel 1996). Così, quando ho letto il nome della diocesi che mi è stata assegnata come vescovo, Musti, sono rimasto molto colpito». Musti è nell'attuale Algeria. E in Algeria sono anche Dusa e Massita, affidate agli altri due nuovi vescovi ausiliari di Milano: Franco Agnesi e Pierantonio Tremolada. «Ciò istituisce un legame speciale tra la nostra diocesi e l'Algeria e apre per noi nuove responsabilità» ha osservato Scola, ricordando il sacrificio dei monaci di Tibhirine.
Nomine attese ma anche sorprese. Il vescovo Agnesi, dopo una lunga esperienza nell'Azione cattolica, è stato stretto collaboratore del cardinale Carlo Maria Martini, che lo volle moderator Curiae.
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