Il fair play del giorno dopo è grandissimo, sembrerebbe quasi sospetto se Ignazio La Russa non si fosse profuso in richieste di aggiustamenti per tutti i partiti in difficoltà anche quando la lista di Fratelli d'Italia era nei guai fino al collo. Adesso che il Consiglio di Stato ha riammesso i candidati al consiglio comunale di Milano del partito di Giorgia Meloni, La Russa chiede un incontro con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per una legge valida per sempre che conceda 24 o 48 ore di tempo ai partiti quando ci sono sviste o errori formali nelle liste. E poi, colpo di scena, una «sanatoria» anche per Giuseppe Sala, il candidato sindaco del centrosinistra la cui condizione, nonostante la prima decisione del Tar, è ancora sub iudice.
«Mi auguro che la situazione di Sala sia sanabile o che si trovi il modo per farlo perché lo possiamo battere sul consenso» dice La Russa nel suo studio da penalista a un passo da palazzo di Giustizia dove incontra i giornalisti per commentare l'affair liste ma anche per parlare di politica. «Credo che Sala non sarà eletto perché Parisi lo batterà». Poi aggiunge una battuta velenosetta: «Se Meloni sarà al ballottaggio a Roma e il candidato di Renzi sarà fuori dopo il primo turno, a Milano per Parisi sarà una passeggiata battere Sala».
Nei giorni scorsi c'erano anche stati tentativi di abboccamento con candidati della lista Parisi, senza che però - raccontano da Fratelli d'Italia - dal candidato sindaco trapelasse entusiasmo all'idea di cedere uomini alla causa di Fratelli d'Italia.
Così, quando La Russa tira la stoccata al modello Milano, centrodestra a trazione moderata, stoccata inattesa in un giorno di festa, c'è chi la interpreta come una piccola vendetta. «Vogliamo vincere a Milano, ma non consideriamo Milano un banco di prova per prospettive a livello nazionale che sono tutte da vedere», dice puntuto La Russa.
Un lungo ragionamento: «Parisi è un ottimo candidato sindaco ma il candidato premier non è detto che non debba venire da una forza politica. Noi non appoggeremo nessuna grosse koalition o accordi sotterranei con Renzi. Sono stato io stesso a sostenere l'alleanza con Lupi a Milano, ma perché sono elezioni amministrative. Non avrei mai potuto farlo se fossero state elezioni nazionali. Se si parla di patti del Nazareno veri o presunti noi non ci staremo. Anzi, se cacciamo fuori la sinistra dal ballottaggio romano, non c'è nemmeno bisogno del referendum sulle riforme per battere Renzi».
Alla conferenza stampa, nonostante le punzecchiature, il clima rimane di allegria.
Viviana Beccalossi, assessore regionale arrivata in supporto dei candidati, racconta quel che le ha rivelato il figlio di Riccardo De Corato: «Mio papà mi ha detto che è stata la peggiore settimana della sua vita». Buon umore anche per i numeri due e tre della lista, Paola Frassinetti e Marco Osnato. «La democrazia vince sulla burocrazia» dice Beccalossi. E in sala si festeggia. «C'è un giudice a Berlino».SCot
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