Giuseppe Bonomi, oggi ad di Arexpo, è stato presidente della Sea dal 1997 al 1999 e poi dal 2006 al 2013. Ha vissuto l'ultima parte della costruzione, l'assedio di tutti i concorrenti europei, l'apertura, poi il dehubbing di Alitalia, la crisi, la ripresa senza il modello hub...
Come ricorda quella giornata di vent'anni fa?
«Fu un momento difficilissimo, di grande stress. Ci fu caos organizzativo e uno sforzo immane per andare a regime».
Malpensa in quei giorni si creò una fama negativa.
«... che fu volutamente amplificata da tutti i suoi nemici: chi ne aveva osteggiato la nascita ora voleva farla abortire. Ricordo che il sindaco di Roma, Francesco Rutelli, scrisse una lettera ai parlamentari del Lazio sostenendo che l'Alitalia con Malpensa voleva indebolire Fiumicino e li invitava ad agire di conseguenza...».
Qual è la sua valutazione di quel periodo, a distanza di tanto tempo?
«Molto positiva. Fu un grande evento di crescita per Milano, il suo territorio, l'intero Paese. Nel 1997, prima dell'apertura del nuovo terminal, Malpensa aveva 4 milioni di passeggeri e Linate 15: totale, meno di 20. Oggi sono 33. Significa che senza la nuova infrastruttura avremmo ancora all'incirca 15 milioni di passeggeri di meno, perché Linate era già saturo. Milano sarebbe più povera, avrebbe meno accessibilità diretta. Vent'anni! Parliamo di preistoria, non esistevano le low cost. Alitalia aveva una quota del mercato domestico del 75%, oggi non supera il 15%. Gli investimenti in infrastrutture devono avere una visione di lungo termine: Sea l'ha avuta. Ha saputo superare il dehubbing di Alitalia: perdere il primo cliente, il 50% dei ricavi, può far fallire qualunque azienda».
Poi ce l'avete fatta...
«Abbiamo cercato nuova domanda, superato il modello industriale originario, dedicato un terminal al low cost. E nel momento forse più difficile abbiamo convinto Emirates a fare di Malpensa il suo gate principale in Europa».
Che cosa rivendica della nascita di Malpensa?
«Furono rispettati i tempi di apertura,
nonostante la guerra contro tutto e tutti. L'investimento fu contenuto: i 2mila miliardi di lire (1 miliardo di euro, poco per un aeroporto), furono per metà messi da Sea in autofinanziamento. La voglia di fare fu straordinaria».
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