Fossili di creature impossibili, deformazioni cellulari che diventano bronzee sculture, ossa di animali cesellate e intagliate come bassorilievi. È un universo da «day after» quello rappresentato da Federico Tosi, artista milanese classe 1988 e figlio dell'Accademia di Brera, in mostra negli spazi della galleria Monica De Cardenas. Una mostra da non perdere anche per il pubblico meno avvezzo alle poetiche contemporanee, perchè esemplificativa di che cosa significhi fare arte oggi e di quante possibilità abbiano ancora linguaggi tradizionali come la scultura. Che, nella fattispecie, rappresenta il pretesto per una narrazione in grado di articolarsi con qualunque media, dalla pittura alla scrittura. Le opere di Tosi, i suoi «reperti» verrebbe da dire, assumono un'aura teatralizzante che rimanda a epoche lontanissime o ad un futuro alieno e inquietante. Tanto gli oggetti - dalle forme geometriche, vegetali o antropomorfe - quanto le oscure galassie disegnate a pennarello, fanno parte dello stesso racconto, quello di un immaginario che non trova più le basi nella cultura umanizzata ma nel mondo degli archetipi. Allo stesso tempo, la narrazione fa tutt'uno con la fisicità della materia e il manierismo tecnico applicato non senza ironia ora al cemento di cui compone i suoi fossili, ora alle resine, ora al legno di ulivo con cui è scolpita una gigantesca conchiglia appoggiata sul pavimento. In un'altra sala campeggia l'opera «Stargate», una scultura per viaggiare nello spazio e nel tempo e ormai completamente distrutta.
Spiazzante e quasi pop l'opera finale, la piccola scultura in resina di un ragazzino sott'acqua che osserva una conchiglia: è un «autoritratto», metafora di una realtà virtuale e voyerista mentre il pianeta si avvia alla distruzione. MdM- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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