Quando Giulio Rapetti, in arte Mogol, aveva portato la sua prima versione dell'inno da lui scritto per la Lombardia, il governatore Roberto Maroni gli aveva chiesto di renderlo un po' più rock. Un gesto indubbiamente coraggioso, visto che di fronte aveva un mostro sacro della nostra musica, il protagonista delle immortali canzoni di Lucio Battisti. «Maroni è un rocchettaro - ha raccontato ieri lo stesso Mogol -. Ma devo dire che ha avuto ragione, adesso quando la chitarra entra gli dà un profumo più attuale».
Ieri in consiglio regionale di fronte allo stesso Maroni e al presidente Raffaele Cattaneo il battesimo del lavoro di Mogol, messo in musica da Mario Lavezzi. Commovente il ricordo di Pino Mango, l'artista appena scomparso a cui poco prima erano stati chiesti i vocalizzi. «Ci serve una voce alta - gli avevano detto - e puoi farli solo tu». Ma saranno molti i cantanti lombardi a cui sarà ancora chiesto di collaborare su quello che per ora è solo un demo. Tra i nomi da coinvolgere Ornella Vanoni, Enrico Ruggeri e Davide van De Sfroos. Ancora provvisorio il titolo «Lombardia, Lombardia» che nel ritornello fa rima con «grande terra mia... Terra piana e montana / gente forte che / è operosa, generosa / senza una bugia / Ti dà il cuore / parla poco / ma dice quel che è». Tutto il consiglio in piedi e ovazione per Mogol e Lavezzi dopo il primo ascolto, con i soli grillini del Movimento 5 stelle che si sono rifiutati di applaudire. Per Lavezzi è «un testo lirico che può essere cantato da tutti, una canzone molto semplice come tutte le canzoni che rimangono nella memoria».
«Questa storia è quella di un bambino / che diceva sempre sì / entusiasta di ogni cosa / era un mondo che poi finì / Mi ricordo la città / la mia Milano / senza odio per nessuno». Il rischio che diventi un inno di parte? «Io - assicura Mogol - non sono mai stato di parte nella mia vita. Non appartengo a nessun tipo di ideologia, l'ho scritta col cuore per la mia regione e pensando alla mia infanzia». Ricordando, racconta, della casa dove è nato in via Clericetti numero 28. «Quella che allora era l'ultima strada della città e la prima della campagna. Dove cominciava il campo di grano: sì, proprio quello profano. Perché lì ci davamo da fare». Se ci sarà il via libera definitivo toccherà alla sala d'incisione. «Sono soddisfatto - il commento di Maroni -. Io non ho altri meriti se non aver incontrato Mogol. E poi di aver convinto lui e Lavezzi di farlo più rock. Perché la Lombardia è rock». L'appuntamento ora è per il 29 maggio, il giorno della festa della Lombardia. Ma magari anche per un'anteprima il 15 marzo a Varese all'ultima tappa dell'Expo tour.
Di uno
«straordinario contributo di due grandi artisti lombardi alla loro terra», ha parlato Cattaneo. Che si è affrettato ad aggiungere che il tutto viene fatto «in forma assolutamente graziosa», non costando nemmeno un euro alla Regione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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