Riflettori accesi sulla stazione Centrale. E dopo il blitz della polizia che ha fatto discutere mezza Italia, l'aria che si respirava ieri era senz'altro diversa. «Qui normalmente c'è il delirio - confessava un operatore della sicurezza che lavora in zona - aggressioni, risse, di tutto di più. Oggi c'è sicuramente meno gente, adesso il problema è vedere se continuerà così anche nei prossimi giorni».
La stazione Centrale, d'altra parte, non è la sola zona problematica di Milano. Da tempo c'è chi indica un'altra fetta di città, dalle parti di Quarto Oggiaro (quella che l'ex candidato presidente del municipio 8, Igor Iezzi, teme che sia stata individuata come «discarica sociale», per varie scelte che hanno finito per moltiplicare i problemi). Lo stesso quartiere San Siro oggi è una polveriera, tanto che il presidente della Zona 7 Marco Bestetti, ha chiesto solo pochi giorni fa «un'azione militare», riferendosi a un problema di degrado simile, vale a dire le occupazioni abusive degli alloggi popolari.
E il degrado della Centrale, intanto, non lo nega più nessuno. Neanche il presidente della Casa della Carità don Virginio Colmegna, che deve ammetterlo: «Il sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati, ad oggi, nonostante gli sforzi di Milano, non funziona come dovrebbe - riconosce - e a farne le spese sono, innanzitutto, i cittadini stranieri, ma anche l'intera collettività a causa di degrado, insicurezza (reale o percepita) e scarsa coesione sociale». Ma la prospettiva di don Colmegna, come del sindaco, Beppe Sala, è quella dell'«accoglienza», a cui è dedicata la marcia del 20 maggio. «Alcuni esponenti politici - dice Colmegna - hanno commentato l'operazione di ieri (martedì, ndr) con toni xenofobi e rancorosi dicendo che di questa gente non c'è bisogno. Noi vogliamo dire il contrario: il nostro Paese ha bisogno di cittadini stranieri, a livello demografico, occupazionale e previdenziale, innanzitutto. Per questo - conclude - noi siamo per governare i flussi migratori, senza negare le difficoltà, ma partendo dal rispetto dei diritti».
E mentre sinistra le adesioni alla marcia pro migranti si moltiplicano, tanto che le sigle partecipanti ad oggi sono 270, l'area dei centri sociali insieme a Rifondazione Comunista, «Milano in Comune», «Possibile» e a sigle del volontariato come il «Naga» e l'Asgi, alzano i toni e definiscono il blitz «un gravissimo abuso» e «un grave passo avanti nel processo di criminalizzazione dell'immigrazione».
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