Alberto Giannoni
Rigenerare la politica. Su questo punta Stefano Parisi nel suo dichiarato obiettivo di far ripartire il centrodestra conquistando Milano, che dell'Italia è sempre più il cuore (e la mente). La politica può anche viaggiare in «rete» come pretendono a vario modo renziani e grillini, ma resta inevitabilmente un'altra cosa: guardare in faccia le persone, ascoltarne i problemi, possibilmente risolverli.
Strette di mano e incontri. La macchina e di Forza Italia ha costruito così il suo ultimo exploit: «Fatica e impegno» ha spiegato Mariastella Gelmini a Matteo Salvini, surclassato per numero di chilometri percorsi e preferenze raccolte. Stefano Parisi ha funzionato, è vero, e questo ha gonfiato le vele dei candidati azzurri. Ma il centrodestra, va detto, si è auto-rigenerato. E lo ha fatto, non è certo un caso, nella sua roccaforte, dove ha saputo trovare il meglio di sé. E gli elettori milanesi, notoriamente attenti e poco abbindolabili, lo hanno riconosciuto. Il centrodestra ha pescato nella parte migliore della sua storia un candidato come Parisi, che ha trovato il giusto mix fra temi e toni. Un mix moderato, che si è avvalso del contributo di un liberale storico come Bruno Dapei. Parisi ha impostato con la Lega e gli altri alleati un rapporto equilibrato, tutto politico. Forza Italia ha scelto un capolista politico, proprio la sua coordinatrice, che dal partito ha ottenuto impegno e lealtà. Il capogruppo Pietro Tatarella, che ha incassato oltre 5mila preferenze, ha spiegato che nella ha usato una sola arma: «Volete sapere come ho trascorso il periodo della campagna elettorale? Così come ho trascorso i 5 anni in Consiglio comunale, ricontattando chi mi cerca. Perché ho il dovere, da consigliere, di provare a risolvere i problemi dei cittadini». Un po' come Gianluca Comazzi, o Silvia Sardone, o Alessandro De Chirico, che da anni preparano la loro (ri)elezione.
I popolari hanno candidato ai primi posti della lista un giovane consigliere come Matteo Forte, 32 anni, che andandosele a prendere «una a una» ha raccolto la bellezza di 2.290 preferenze. Tante anche per il leghista Alessandro Morelli. Nei municipi il centrodestra porta presidenti cresciuti a pane e politica, interpellanze e gazebo, come Samuele Piscina, Marco Bestetti, Paolo Guido Bassi, Sandro Bramati. Caso di scuola poi è quello di Giuseppe Lardieri, che ha iniziato a fare politica da segretario di una sezione giovanile Dc. E a 56 anni, domenica è riuscito nell'impresa (in cui credevano in pochi) di riconquistare la zona 9, rossa per antonomasia. Il più votato di tutti i municipi, per il centrodestra, è Marco Cagnolati, 34 anni, che ha condotto un'opposizione seria, perfino educata, ma rigorosa e attenta alle cose concrete: «Ho lavorato praticamente ogni sera - ci ha detto - ho fatto politica, ho incontrato tante persone, ho mostrato mozioni, interrogazioni e risposte con i quali ho cercato di segnalare i problemi e di risolverli».
La stessa ricetta di tanti giovani leghisti che hanno fatto il pieno di voti entrando in Consiglio comunale o nei municipi: Gabriele Abbiati e Alessandro Giacomazzi per esempio.
O Andrea Pellegrini, leghista della Bicocca, che dopo aver conquistato uno a uno 481 voti in zona 9 ha scritto: «A chi crede che la politica sia un impegno riservato solo a chi possiede una laurea dico che ci vuole cuore, passione e amore per il proprio territorio e per la propria gente».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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