Giudice perdona il No Expo: "È fuggito in Francia? I confini non ci sono più"

Re Cecconi, accusato delle devastazioni del Primo maggio 2015, per i pm era «latitante»

Giudice perdona il No Expo: "È fuggito in Francia? I confini non ci sono più"

La prossima settimana riparte (salvo sorprese) il processo «bis» ai No Expo accusati delle devastazioni del Primo maggio 2015. Si tratta del filone che coinvolge cinque antagonisti greci, mai estradati dalle autorità di Atene, e Marco Re Cecconi, 27enne di Rho. È intorno a quest'ultimo che nei mesi estivi si è dipanata una vicenda giudiziaria molto movimentata. Estradato, scarcerato, finito di nuovo ai domiciliari, liberato un'altra volta. Perché, sostengono i giudici, con la caduta delle frontiere scappare in un Paese Ue per sottrarsi all'arresto non è una fuga vera e propria.

Un passo indietro. Il ragazzo risponde di resistenza a pubblico ufficiale e del più grave reato di devastazione e saccheggio. Per gli inquirenti, quel maledetto primo giorno di Expo faceva parte, travisato con un passamontagna, del cosiddetto «Blocco nero» che mise a ferro e fuoco il centro. Era destinatario, insieme ad altri quattro manifestanti, di una misura di custodia cautelare emessa nel novembre del 2015. Ma Re Cecconi fece perdere le proprie tracce. Va detto che nel frattempo i suoi quattro compagni sono stati processati e assolti in via definitiva per la devastazione. Le fila per il 27enne la Procura le ha riprese a giugno di quest'anno, quando è stato catturato a Tolosa, in Francia, in esecuzione di un Mandato di arresto europeo (Mae). Oltralpe si era stabilito e studiava tromba in una scuola di musica. La Francia ha concesso l'estradizione e Re Cecconi è arrivato in Italia a fine luglio. Qui è stato incarcerato in base alla vecchia ordinanza, ma il suo legale, l'avvocato Eugenio Losco, ha chiesto la revoca della misura. E il gip Lidia Castellucci l'ha concessa. Per il giudice, in questi due anni e mezzo l'imputato ha cambiato vita e ha messo la testa a posto. «Le nuove e mutate condizioni di vita», spiega Catellucci, essendosi Re Cecconi «trasferito in Francia ove ha svolto plurime attività lavorative e ha terminato un percorso triennale di studio presso la scuola di musica Music Halle», insieme alla sua incensuratezza e al fatto che dopo l'arresto in Francia ha rispettato l'obbligo di firma giornaliero finché è rimasto a Tolosa permettono di rivalutare la sua posizione. Non solo. Il 27enne ha per il gip «preso le distanze dal contesto sociale» che lo fece finire nei guai. Il No Expo trombettista è quindi tornato libero, finché il pm titolare dell'inchiesta, Piero Basilone, ha chiesto una nuova misura cautelare motivata dal pericolo di fuga. Questa volta nella forma dei domiciliari, presso i genitori. I primi di agosto il collegio cui compete ora la questione, visto che il ragazzo è già a giudizio, ha deciso appunto per la detenzione in casa. Ma una settimana dopo altri giudici, la Sezione feriale composta da Mannucci Pacini, Guadagnino e Nosenzo, su richiesta del difensore hanno nuovamente scarcerato Re Cecconi. Il motivo? Il fatto che il 27enne sia scappato in Francia a suo tempo, per i giudici non significa che lo farà ancora. C'è stata, ammettono, «la mancata sottoposizione alla misura cautelare valutata come latitanza». Ma il pericolo di fuga è cessato. L'imputato si è sì sottratto alla misura cautelare, tuttavia dopo l'arrivo in Italia e la prima scarcerazione non è fuggito, «dimostrando di non volersi sottrarre al processo». Re Cecconi insomma «ha modificato il suo atteggiamento».

Infine i giudici, introducendo un'interpretazione piuttosto innovativa del concetto di «latitanza», spiegano che «con l'apertura delle frontiere (...) può dubitarsi che lo stabilirsi in un paese dell'Unione europea, mantenendo un indirizzo noto, possa configurarsi come sottrazione all'esecuzione di provvedimenti penali».

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