«Giuliano ripensaci» La piazza di Pisapia ora fa tremare il Pd

Il sindaco ha cavalcato il corteo organizzato dai Dem E il partito teme che l'avvocato torni in pista per il 2016

«Giuliano ripensaci» La piazza di Pisapia ora fa tremare il Pd

Giuliano Pisapia si è ringalluzzito. Il 22 marzo, senza se e senza ma, aveva annunciato la non ricandidatura per il 2016. Domenica pomeriggio, praticamente un mese dopo, mentre guidava il corteo dei 20mila cittadini contro le devastazioni dei black bloc (vicini a quel mondo antagonista che per quattro anni ha coccolato) ha invece lasciato aperta una porta a chi, come l'amico Claudio Bisio sul palchetto in Darsena, gli ha rivolto l'appello: «Giuliano ripensaci». E Giuliano si è pavoneggiato: «Me lo chiedono in tanti da un mese. Domanda da un milione di dollari». E risposta ambigua che fa tremare il Pd. Pisapia, in calo di popolarità, nelle ultime settimane ha messo il cappello su M5, Expo, e infine anche sulla giornata di pulizia della città che era stata lanciata inizialmente dai dem. E ci pensa Matteo Renzi a ridimensionarlo. Mentre il corteo percorreva al contrario il percorso dei black bloc, con il sindaco e la giunta in prima fila a intonare l'Inno d'Italia e «Bella ciao», il premier domenica dalla festa dell'Unità di Bologna ringrazia «gli amici del Pd di Milano: mentre quelli col Rolex andavano a distruggere le vetrine loro si sono messi a pulire e dire che quattro teppistelli non avranno la meglio. Siamo più forti noi». Non ringrazia il sindaco. E non è una dimenticanza. Neanche dal palco della cerimonia Expo il primo maggio Renzi ha citato Pisapia. Ha rivolto invece un sentito grazie in mondovisione a Letizia Moratti, chiamandola per errore (o perfidia?) non ex ma «il sindaco di Milano».

A conferma che volano schiaffi tra i renziani e l'ex avvocato, ieri sulla pagina Facebook di Pd Città Mondo, fondato (tra gli altri) da Stefano Boeri, compare un attacco frontale a Pisapia. «Sono rimasto personalmente perplesso dall'evoluzione di “Nessuno tocchi Milano“ - scrive Mauro Marchionni -, quando il segretario Pd Pietro Bussolati ha lanciato l'idea. Mi sono detto, bene, il partito batte un colpo. Ma non ho capito perchè rinunciare alla propria identità andando senza segni visibili». Senza bandiere, insomma. «Certo la cosa - rimarca - è stata perfetta per chi si è messo alla testa del corteo come se l'avesse ideata e organizzata, mandando il messaggio "la cittadinanza è risorta e risponde a me". Il riferimento a Pisapia è puramente voluto». Tanto per levare, in questo caso sì, ogni ambiguità a chi potrebbe avere la tentazione di ricandidarsi.

Un'ipotesi che per qualche consigliere comunale del centrosinistra sarebbe «un passo falso». Il Pd Gabriele Ghezzi ricorda che Pisapia «ha appena pubblicato un libro in cui spara a zero sulla maggioranza. Non ci sono neanche le condizioni per pensare che si possa ricandidare». In «Milano città aperta» Pisapia ha regolato i conti con il presidente dell'aula Basilio Rizzo, ha gettato veleni sugli assessori Rozza e Majorino e sui colonnelli del Partito Democratico.

Rizzo rimane dell'idea che «se non si troverà un nome condiviso dovrebbe ricandidarsi. Quando una persona è una bandiera non mi interrogo sulla qualità del tessuto». Tradotto: se può riaccendere il sogno arancione ed evitare lo strappo tra dem e sinistra radicale, ci si può turare il naso.

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