Marco Bestetti, presidente del Municipio 7, a «IdeeItalia» all'hotel Gallia, lei ha puntato sull'orgoglio. Il suo messaggio è suonato così: Forza Italia c'è e ci sarà.
«C'è e lo ha dimostrato in questa occasione ma non solo: da due anni con i suoi consiglieri comunali e municipali fa un lavoro straordinario, non sempre valorizzato. C'è e vuole esserci, anche per restituire Palazzo Marino ai milanesi».
E lei resta in Forza Italia.
«Chiunque mi conosca sa bene che altre ipotesi non sono mai esistite e non esisteranno mai. Chi mi conosce sa che vado a San Siro a vedere il Milan: è la stessa cosa. Chi si avventura in ipotesi di fantapolitica sul mio conto non sa di cosa sta parlando. Non è neanche lontanamente ipotizzabile che io lasci il partito nel quale sono nato e al quale sono iscritto fin da ragazzino».
Forza Italia c'è per fare cosa, a Milano e non solo?
«Fi è una forza responsabile. Noi vogliamo consenso per farne qualcosa, per migliorare il nostro Paese e la nostre città. Io vorrei valorizzare questo: la vocazione di governo, che vuol dire individuare un problema e proporre soluzioni».
Non lo fanno tutti?
«C'è chi pensa che basti individuare il problema, denunciarlo, e si ferma lì. Va molto di moda la protesta, gridare in tv e nelle piazze contro gli avversari, ma questo non basta».
Parla per caso della Lega?
«La Lega è un partito di protesta, ha intercettato tanti consensi sulla protesta. Ora noi siamo in attesa vedere i loro risultati, facciamo il tifo, ma la nostra natura è diversa».
Anche lei ritiene possibile che la Lega rompa con voi alleandosi coi 5 Stelle?
«Dieci giorni fa ho promosso una manifestazione di piazza, la prima dalla campagna delle Comunali, davanti al San Carlo, accanto ai colleghi di Lega, Fdi e Milano popolare. Lì ero a casa mia, con alleati che condividono con me un'idea di città e di Paese. Io so dove sta Forza Italia: nel centrodestra, chi ha cambiato non è Forza Italia. Spero che la linea della Lega sia quella di quella piazza, e non sia un'alleanza innaturale e forzata con gli attuali alleati di governo».
Il capogruppo leghista Alessandro Morelli ha escluso intese simili alle Comunali.
«Io sto a i fatti: a Roma la Lega è fuori dal centrodestra, a Milano e in Lombardia no. Spero che l'eccezione sia quella di Roma e non la Lombardia».
I leghisti potrebbero dire che non tocca a voi stabilire cos'è il centrodestra.
«Non lo stabilisco io, lo stabiliscono gli elettori, che hanno votato una coalizione con programma e candidati. Se si vorranno presentare alchimie differenti occorrerà dirlo a viso aperto e spiegare come una storia di centrodestra liberale come quella della Lega al Nord possa andare a parare dalle parti dei pauperisti, della decrescita felice, dell'ideologia, del giustizialismo».
Per Milano 2021, l'ex capogruppo di Fi Pietro Tatarella dice: partiamo noi, come se fossimo soli. Giusto?
«Prepariamoci, con chi ci sta. Andrebbe chiesto agli alleati se si riconoscono nel centrodestra. Noi vogliamo prepararci senza aspettare altri. Alleati senza alcuna sudditanza. Fi a Milano nel centrodestra è la prima forza per eletti. Guardiamo a quello più che ai sondaggi. Per esperienza e qualità Fi è il traino, facciamo la nostra».
Cosa propone?
«Una giunta ombra, per studiare i problemi, costruire il programma e marcare gli attuali amministratori. Lo propongo al mio partito. Torniamo fra la gente, che ci aspetta. Non è un derby con la Lega, io non vorrei recuperarli lì i voti, la partita dentro l'alleanza è a saldo zero. Nel 2016 il 50% non ha votato, recuperiamo lì».
Puntando su cosa?
«La ricetta è quella di Albertini, che viene ricordato non per chissà quale scenario, ma perché ha fatto bene l'amministratore di condominio. Il sindaco pensi a questo: strade, buche, verde, trasporti efficienti, periferie sicure. Poi i progetti faraonici. Sala ha invertito le priorità. Io dico: pulizia, ordine, decoro, sicurezza. Fatto questo, pensiamo a Olimpiadi e altri eventi. Prima i milanesi, poi i turisti».
Il candidato sindaco?
«Cominciamo a ragionarci da ora, esca da un percorso che inizia ora, partiamo dalle idee, abbiamo una classe dirigente che conosce alla perfezione Milano. Sulla base delle proposte troveremo un candidato in grado di esprimerle e in sintonia con gli alleati».
Lei sarebbe pronto a fare la sua parte? Si parla del coordinamento comunale.
«Amo troppo la mia città per pensare di restare in panchina a guardarla cambiare in peggio. Ho il dovere di rimboccarmi le maniche e dare mio contributo.
L'ho fatto due anni fa in Zona 7. Se il mio partito mi chiederà di intensificare gli sforzi, lo farò volentieri, con entusiasmo e convinzione. Altrimenti sosterrò chiunque voglia dare un contributo di questo tipo, per questa sfida».
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