Il giurista che ha collezionato tutta la vita di David Bowie

La raccolta è la terza al mondo e conta 4mila pezzi tra vinili e memorabilia. "Il valore? È incalcolabile"

Il giurista che ha collezionato tutta la vita di David Bowie

Chi pensa che la collezione-mania e il rock siano concetti lontani anni luce dal mondo del palazzo di Giustizia si sbaglia di grosso. Per informazioni rivolgersi ad Ernesto Tangari, avvocato specializzato in diritto fallimentare, 49 anni dei quali ben 35 dedicati a costruire la terza collezione al mondo di dischi del Duca Bianco, alias David Bowie. Una collezione di oltre 4 mila pezzi tra vinili, cd, dvd, cassette e memorabilia vari - dal valore incalcolabile, glissa il diretto interessato - custodita gelosamente in un apposito bunker fai da te.

Ma come le è saltato in mente di collezionare David Bowie?

«Il primo disco lo comprai nell'estate del 1984 a Londra. Il deejay del college che stavo frequentando fece sentire TVC 15 e ne rimasi infatuato. La mattina dopo da HMV in Oxford Street feci incetta di tutte le cassette di Bowie dal 1967 al 1985. Tornato a Milano, ogni sabato pomeriggio, utilizzando la paghetta di papà, invece di andare in discoteca come i miei compagni del Berchet, acquistavo un disco di Bowie. Più avanti ho iniziato a bazzicare le fiere del disco e a fare scambi e compravendite con ragazzi di tutto il mondo, conoscendo come collezionisti anche insospettabili docenti universitari. All'epoca non esisteva Internet né i social e, quindi, trovavo i miei contatti spulciando la rivista inglese Record Collector».

In famiglia come reagirono alla sua mania collezionistica?

«I miei genitori all'inizio mi guardavano male anche perché la collezione assorbiva quasi tutto il mio tempo libero; però, a scuola non davo problemi, per cui hanno fatto buon viso a cattivo gioco. Mia moglie invece non sa quasi nulla di Bowie e le mie bimbe sono ancora troppo piccole per poter pienamente apprezzare la colonna sonora della mia vita...».

Quali sono i pezzi più rari della sua collezione?

«Beh, senza falsa modestia, sono molti i pezzi rarissimi, come per esempio l'acetato di Love You Till Tuesday del 1967 (l'acetato è la prima e unica copia del disco realizzata per testare la qualità del suono); il 45 giri in vinile rosa di Alabama Song del 1980 di cui se ne conoscono solo 3 copie in tutto il mondo; Rock n' Roll Now rarissimo LP Promo uscito solo per il mercato giapponese nel 1973. Un pezzo, poi, a cui sono molto legato è il cd dell'album 1.Outside del 1995 che Bowie mi autografò personalmente».

A proposito, che impressione le fece Bowie?

«Ho incontrato Bowie 4 volte e in queste occasioni si è sempre comportato come un gentleman, fermandosi a fare foto e autografare dischi. Bowie tra l'altro era lui stesso un grande collezionista di opere d'arte, amando in particolare la pittura di Kokoschka, pittore e drammaturgo austriaco».

Oggi il collezionismo musicale tira ancora?

«Dopo i Beatles ed Elvis Presley, Bowie è il terzo artista più collezionato al mondo anche perché, a mio parere, ha toccato quasi tutti i generi musicali: dal folk degli esordi al rock, al glam, dal soul di Young Americans alla new wave, dall'elettronica con la famosa trilogia berlinese Low, Heroes e Lodger al jazz rock dell'ultimo disco Blackstar. Più in generale, oggi il collezionismo si è trasformato nella vera e propria àncora di salvezza per la case discografiche che, non riuscendo più a vendere il formato cd a causa dello streaming gratuito, si sono buttate a capofitto nelle ristampe del catalogo storico dei grandi artisti del passato. Per esempio, la Parlophone ha colto la palla al balzo e, dopo la morte di Bowie, ha iniziato a ristampare tutti i suoi dischi in vari formati e cofanetti per la gioia e la disperazione di noi collezionisti».

Questo tipo di collezioni può essere considerato un bene rifugio?

«Premetto che non ho mai comprato un disco di Bowie con il retropensiero di quanto potesse valere oppure per poi rivenderlo facendoci un guadagno. Più in generale, i vinili possono sicuramente considerarsi un investimento anche guardando le aste su ebay dove alcuni dischi raggiungono cifre stratosferiche. A titolo esemplificativo, il primo 45 giri di Space Oddity della Philips giapponese del 1970 è stato battuto all'asta per la bellezza di 15 mila euro».

Accorgimenti particolari per proteggere i dischi?

«Ogni disco deve rigorosamente essere tenuto nella custodia di plastica antipolvere, facendo

attenzione a separare il vinile dalla copertina in modo tale da non far sì che sulla copertina appaia l'ombra del solco di vinile. Ovviamente, i dischi non debbono mai essere esposti al sole o alla umidità di una cantina...».

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