Un'estate fa il tormentone durò tre giorni. Il 26 giugno il patron della Formula 1 azzardò l'addio al Gran Premio di Monza a favore dei mercati emergenti. «Se dovessimo rinunciare al circuito brianzolo, e dico se, sarebbe solo per motivi economici». Scoppiò un polverone. Già il 28 Ernie Ecclestone gettò acqua sul fuoco. A quasi un anno di distanza, il saluto suona mortale. «Dopo il 2016, bye bye Monza» è la bomba tirata dal boss della F1 in un'intervista alla Gazzetta della Sport. «Non credo che faremo un altro contratto con l'autodromo, il vecchio è stato un disastro per noi dal punto di vista commerciale». La prima reazione, decisa ma pacata nei toni, arriva dall'assessore regionale allo Sport Antonio Rossi. Chiede «l'intervento del governo» per «aiutarci a tutelare il Gran premio d'Italia, che ha scritto la storia sportiva della Formula 1 e che, soprattutto, muove un importante indotto economico e di posti di lavoro per il territorio». Meno soft il sindaco di Monza Roberto Scanagatti, che manda in pensione chi tenta di rottamare l'autodromo: «Le dichiarazioni di Ecclestone - attacca - oltre a essere sprezzanti nei confronti dello storico circuito di Monza, fanno emergere il suo vero pensiero sulla massima competizione automobilistica mondiale, che per altro governa da tempo immemorabile: anche lui si è accorto che la F1 è diventata un pò noiosa e per questo non garantisce più l'audience di una volta, perdendo colpi dal punto di vista commerciale. Se questa è una lettura corretta, vuol proprio dire che Ecclestone ha fatto il suo tempo e sarebbe ora che lasciasse il posto a qualcun altro, magari più in grado di coniugare innovazione, redditività ma soprattutto la passione che la manifestazione (e in particolare il Gp d'Italia che si corre a Monza) continua a scatenare in milioni di appassionati». Anche il sindaco Giuliano Pisapia su Facebook definisce le parole di Ecclestone «inaccettabili» anche perchè «non tengono conto della straordinaria tradizione sportiva di questa corsa. Ci batteremo tutti uniti, istituzioni e tifosi, per non farci portare via il Gp che ogni anno attira migliaia e migliaia di tifosi da tutto il mondo». E milioni e milioni di euro. Come svelano i dati raccolti dall'Ufficio studi della Camera di commercio di Monza e Brianza, l'evento produce un indotto economico-turistico intorno ai 60 milioni sul territorio di Monza, Milano, Como e Lecco, con l'arrivo di circa 150mila spettatori tra prove libere, ufficiali e gara. Un business da difendere con le unghie (e al di là degli schieramenti). Il governo e tutte le istituzioni, afferma il presidente della Provincia di Monza e Brianza Dario Allevi, «devono schierarsi compatte e senza distinzioni a difesa del Gp: un patrimonio di sport e di prestigio che appartiene all'intero Paese, non solo al capoluogo monzese. Non si tocca!».
Per il capogruppo regionale della Lega Massimiliano Romeo quello di Ecclestone è solo un gioco al rilancio, «per ottenere cifre maggiori dal circuito monzese». Anche Angelo Sticchi Damiani, presidente di Automobile Club d'Italia che controlla attraverso Sias l'autodromo, consiglia di «leggere tra le righe». É «presto per parlare di addio, Ecclestone è un uomo d'affari e vuole semplicemente un contratto più favorevole economicamente, anche perché Monza è la gara del mondiale dalla quale prende meno soldi.
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