La signora Grazia Licentini non ha molta voglia di raccontare la sua storia. Non per ritrosia ma perché, dice, «le vicende di chi aspetta l'assegnazione di una casa popolare sono tutte tragiche, basta trascorrere una giornata in uno dei sindacati degli inquilini per accorgersene».
Quella di Grazia, 68 anni, comincia prima di avanzare la domanda ufficiale al Comune per avere un alloggio. Ma fissare sul calendario una data certa, in cui è cominciato tutto, viene difficile. Forse è iniziato tutto il 3 luglio 2013, quando suo marito si suicida. Oppure ancora prima, quando, a maggio, avevano subito una rapina in casa. Lei non si era accorta di nulla, lui si era svegliato e aveva cercato di opporsi ai rapinatori, beccandosi un pugno in faccia e finendo per una settimana in ospedale. «L'ho trovato a terra, sanguinante», ricorda Grazia, ma poi cambia subito argomento, non vuole parlarne, non vuole suscitare pietà, «bisogna finirla con questi racconti lacrimevoli che fate voi giornalisti». I malviventi quella notte «hanno portato via tutto, tutto ciò che avevamo: contanti, oro, oggetti di valore». Dopo quell'episodio «mio marito è entrato in depressione». L'attività commerciale che avevano a Milano, un bar, intanto, «era andata male, avevamo chiuso». Sarà per quello, sarà per la rapina subìta, «è inutile fantasticare sul perché mio marito si sia suicidato, lo sa solo lui, il resto sono chiacchiere». Dopo i funerali Grazia scopre un'altra amara verità: da un anno e mezzo suo marito, senza dirle nulla, aveva smesso di pagare l'affitto. Così inizia a preparare la documentazione necessaria per chiedere di entrare in una casa popolare, e ad agosto fa ufficialmente domanda. Dal 1 febbraio di quest'anno Grazia ha lasciato la casa dove era vissuta con il marito, e da allora vivo girando tra le case degli amici, «qualcuno mi ospita per un mese, qualcun altro per una settimana». La vita in una valigia, affidata alla generosità di chi le sta vicino. «Io sono anche fortunata perché posso dormire al caldo, ho degli amici che mi danno un letto».
Grazia in questo momento è al numero 38 in graduatoria, «spero che la casa mi sia assegnata tra un paio di mesi, e anche dovesse essere di più non potrò che aspettare perché non ho alternative». Ha 37 persone davanti, qualcuno più in fondo nella lista potrebbe superarla, «ma se questo avviene è solo perché vive situazioni più gravi della mia». All'obiezione di chi dice «prima gli italiani» non ci sta: «Chiaro che su 100 domande molte provengono da stranieri, che perciò ottengono più case, oppure perché partono da condizioni peggiori, io penso che siamo tutti uguali».
È risoluta ma non ce l'ha con nessuno, Grazia, «inutile piagnucolare», bisogna andare dritto al punto, sostiene, e su questo qualcosa da dire ce l'ha: «L'assessore comunale Benelli e regionale Bulbarelli dovrebbero incontrarsi e parlare della situazione, ma non in tv per farsi pubblicità: ora che dal 1 dicembre sarà tutto in mano a MM dovrebbero capirsi prima loro e poi spiegare realmente cosa succederà anche a noi, che siamo costretti a cercare su internet e continuiamo a comprendere poco».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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