Grillini, asse col centrodestra per far cadere la «Zona rossa»

Grillini, asse col centrodestra per far cadere la «Zona rossa»

Un asse con il centrodestra contro il presidente di Zona 3, l'unico a Milano in quota Rifondazione Comunista. Il Movimento 5 stelle partecipa all'iniziativa. Che non è estemporanea o casuale. I consiglieri grillini di Città studi-Lambrate hanno lavorato fianco a fianco con i colleghi di Pdl, Fratelli d'Italia, Lega e Terzo polo, vergando un documento chiarissimo e ultimativo: parlano di «decisioni arbitrarie in violazione delle regole democratiche», e giudicano «non più accettabile» che il Consiglio sia così «malamente» gestito. E alla maggioranza chiedono di prendere atto di questo «operato palesemente fallimentare» e di trarne «le dovute conclusioni». Come (non) dire: dimissioni. «Il presidente per noi è inadeguato, a sinistra l'hanno designato - spiega Vincenzo Viola di Fdi - ma non ha più la loro fiducia, né ha la nostra perché non è più un garante. Trovino una soluzione per i cittadini». Il presidente, Renato Sacristani, viene accusato di non aver convocato sedute e di voler tornare politicamente agli anni Settanta, «perdendo di vista» i problemi dei cittadini. Sacristani ribalta l'accusa. Parla di una «procurata paralisi ostruzionistica del Consiglio per oscuri motivi politici». E per tutta risposta ha convocato una nuova seduta. Ma al di là delle vicende di Zona 3, il segnale c'è. Nei Consigli di quartiere i «grillini» sono scesi in campo con un modulo che - se parlassimo di calcio - sarebbe una «Zona mista». Dove sono rappresentati, spesso con uno-due consiglieri, hanno battuto fin dall'inizio sul tasto della trasparenza. Se il Parlamento - nella retorica grillina - dovrebbe (o avrebbe dovuto) essere aperto come una «scatola di tonno», i Consigli erano nove «scatolette», da scardinare e almeno sorvegliare. Ma una vera e propria regia politica non c'era. Ora il vento sembra cambiato. E quanto pare non è un caso. Il consigliere comunale di Palazzo Marino, il giovanissimo Mattia Calise, candidato e sponsorizzato direttamente dal capo, Beppe Grillo, dopo una fase di spaesamento sembra più intenzionato a incidere e a farsi valere». Interviene in commissione e in aula. E i due poli lo seguono con più attenzione. A palazzo si parla di un suo vertice coi consiglieri di zona. Un incontro in cui avrebbe dato un input preciso: fare un'opposizione dura, bocciando tutto. E un'opposizione dura e netta, «con urla e quant'altro», viene riscontrata in Zona 9. In Zona 8 c'è un consigliere. Attento a cavilli e vicende regolamentari, secondo i colleghi, si limita al «controllo». «Ma in Zona - spiega Nicolò Mardegan, consigliere di Fdi - serve rappresentanza dei cittadini e dei problemi, non dei vigili urbani. Le figure preposte al controllo ci sono già». Comunque un terreno comune è stato spesso trovato, col resto dell'opposizione.

Anche il consigliere di Zona 6, ex «Lista Ferrante», al di là della sua collocazione a sinistra sui temi di principio, spesso fa sponda con l'opposizione. In Zona 7 invece i 5 stelle hanno la presidenza di commissione Bilancio (la sinistra ha preferito darlo a loro, piuttosto che al centrodestra), ma interventi e documenti si contano sulle dita di una mano.

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