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I dipendenti al voto bocciano il piano di salvataggio

Colpo di scena al San Raffaele. Ieri il referendum dei lavoratori sull'accordo raggiunto tra sindacati e azienda. Con 1.365 no contro 1.111 sì, è stato bocciato l'accordo raggiunto a Roma tra sindacati e azienda. I dati definitivi saranno comunicati al ministero del Lavoro il 31 gennaio. Dal primo febbraio partiranno le lettere di licenziamento dei 244 lavoratori del comparto amministrativo. I sindacati annunciano ancora battaglia.
I seggi di via Olgettina si sono chiusi alle 16 in punto e subito dopo è cominciato lo spoglio dei voti. Alle 18 sono arrivati i primi risultati parziali: su 293 votanti, i no all'accordo erano ben 204. Una sproporzione che ha creato parecchia tensione. La situazione si è delineata scheda dopo scheda ma fin dall'inizio si è capito l'andazzo.
Tuttavia nei giorni scorsi si era allargato il fronte del sì, cioè di quelli disponibili ad accettare l'accordo raggiunto (a fatica e dopo una trattativa fiume durata oltre 20 ore) al tavolo romano: un piano basato sulla riduzione dello stipendio pur di evitare i 244 esuberi del comparto amministrativo e sul passaggio al contratto della sanità privata. «Ora sarà dura - spiega Margherita Napoletano, delegata Usb - Siamo pronti a usare gli strumenti a nostra disposizione, quali mobilitazione e vertenze».
L'azienda, in una nota, esprime rammarico e annuncia che comunque «continuerà il risanamento intrapreso per consentire il salvataggio e il rilancio dell'ospedale San Raffaele».
Con la vittoria dei no «i tagli saranno per sempre e maggiori - spiega Pasquale Magro, segretario aziendale Fials - perché l'accordo sindacale del 2010 verrà disdettato per sempre, mentre con i sì sarebbe stato solo congelato. Il calo netto delle retribuzioni andrà da 109,94 euro (8,3%) per un ausiliario a 204,79 (10,9%) per un infermiere e 296,62 (13%) per una caposala». I 244 licenziamenti saranno decisi secondo i criteri previsti dalla legge 223, cioè l'anzianità di servizio, i carichi di famiglia e ragioni tecniche organizzative.


«Se l'accordo fosse stato approvato - riassume Magro - ci sarebbe stato un taglio inferiore delle retribuzioni, nessun licenziamento, il passaggio al contratto Aiop della sanità privata solo per la parte normativa e non economica e sarebbero state posticipate alcune disdette di accordi aziendali. Con il no invece, oltre ai licenziamenti, si avrà un taglio retributivo maggiore».

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