I disegni leonardeschi di Omar Galliani

Se si vuole raccontare la mostra di un artista come Omar Galliani bisogna avere ben presenti i materiali utilizzati nella creazione delle sue opere: acido nitrico in soluzione acquosa, matita e carboncino, smalto, persino sedimenti marini e fluviali. O incisioni realizzate sul Marmo di Carrara, su acciaio, su rame dorato e perle. Non c'è dubbio, parlare del lavoro di Galliani significa dare un ruolo di primo ordine al disegno, che definisce i contorni dell'immagine e il soggetto, e ritornare all'autenticità della materia, all'impegno fisico dell'artista sulla sua opera d'arte di carta, legno, pioppo, tela gommata, e altro. Ma, sopra tutti questi elementi, non è stato ancora nominato il principale, ovvero l'acqua, che accompagna tutto il percorso artistico di Galliani. Una chiara idea di ciò si può ricevere dalla mostra personale dell'artista emiliano all'Acquario Civico e alla Conca dell'Incoronata in via San Marco: fino all'11 ottobre due luoghi tradizionalmente non predisposti ad accogliere mostre d'arte sono stati appositamente valorizzati ed arricchiti dall'esposizione dal titolo «Omar Galliani. Il disegno nell'acqua», prodotta dal Comune di Milano con l'Archivio Omar Galliani e la Società dei Navigli Lombardi. Camminando nei vari corridoi e le stanze del'Acquario si nota quindi quanto Galliani sia sempre stato legato all'acqua, elemento che lui intende come primordiale e capace di trasformazioni nello stesso tempo: tra le opere su legno di pioppo (a cui l'artista è molto legato per le sue origini), pietra e rame, si trovano anche 15 disegni inediti, nonché studi sulla simmetria e il riflesso su superficie liquida (che costituiscono «Il quaderno delle acque», 1978-79), e due video: sulla proiezione di una superficie d'acqua si susseguono le immagini di 500 opere d'arte dagli anni '70 al 2000 in un ritmo ipnotico. Nel video «Omar Galliani, fluire sulla musica», l'artista racconta il suo legame con il Po. La mostra prosegue all'esterno dell'Acquario, e, soprattutto, arriva fino alla Conca dell'Incoronata di via San Marco.

Sul fondo del Naviglio, un grande polittico formato da quattro tavole in pioppo raffigura il volto di una donna realizzato a pennello. La figura rimanda a modelli femminili leonardeschi, ma non c'è protezione che la copra o tuteli dagli agenti atmosferici «perché queste opere evaporeranno».

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