La famiglia cingalese vicina di casa? Cosa ovvia. Con 236.855 extracomunitari residenti, un cittadino su sei, Milano è il centro - esempio del Paese in cui l'immigrazione è passata a creare una multietnia normale. Più di 37 mila filippini, 31 mila e 900 egiziani, 20 mila e 850 cinesi, 19 mila e 656 peruviani, 14 mila e 512 cingalesi e il resto peruviani. Occupati per la maggior parte nel settore dei servizi, a differenza degli stranieri di Brescia e di Bergamo più impiegati nell'industria, non risentono pesantemente della crisi, anche se il numero di permessi di soggiorno non rinnovati testimonia che gli stranieri milanesi perdono lavoro pur essendo più adattabili degli italiani ad accettare ogni tipo di mansione, costituendo quindi una risorsa.
Emerge un quadro in evoluzione positiva dal «Dossier statistico immigrazione 2012», il ventiduesimo, presentato ieri da don Roberto Davanzo, direttore della Caritas ambrosiana, don Luca Bressan, vicario episcopale per la Cultura, dal professor Maurizio Ambrosini, docente di Sociologia dei processi migratori, Luigi Gaffuri, del Comitato scientifico della ricerca, Meri Salati del centro studi Caritas e don Claudio Visconti, delegato regionale Caritas.
L'apertura dei lavori è toccata a Fernando e Maria Bernadette Gomez, Daouda N'Diaye, Ingrid Abaud con le loro narrazioni di vera vita italiana. Gli attuali 56.308 imprenditori lombardi non italici rappresentano un numero raddoppiato rispetto al 2005. A Milano ci sono 131 mila famiglie con un componenente straniero, un nucleo su cinque, e l'iscrizione di bimbi nelle scuole è in continua crescita. Un alunno su sette in Lombardia è di origine africana o asiatica. Sono 70 mila i piccoli che frequentano le aule della provincia di Milano, che in questo senso detiene il record in Italia. Durante il Forum delle Famiglie, presieduto da Benedetto XVI, tra i volontari che costituivano il servizio d'ordine c'erano ben 255 filippini. Per i relatori del convegno tutte queste cifre sono funzionali all'estrapolazione di un concetto, riassunto in chiusura da don Claudio Visconti. «Un tempo si parlava d'emergenza stranieri, parola che denunciava la paura del fenomeno.
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