«Noi? Puntiamo a vincere in Lombardia». Il Movimento 5 stelle sente il vento in poppa: un vento che arriva dal voto siciliano di ieri. E alle prossime elezioni regionali, senza tanti infingimenti, punta a conquistare il Pirellone. E punta a farlo da primo partito della regione, senza alleanze. Vito Crimi, bresciano di origini palermitane, è stato il candidato nel 2010 contro Roberto Formigoni e Filippo Penati, ed è di certo il più titolato a parlare degli effetti «lombardi» che è successo ieri al movimento guidato da Beppe Grillo: «Un dato triste in Sicilia è la scarsa affluenza. I politici hanno reso il voto inutile agli occhi di troppe persone». Ma questa astensione di massa, per i «5 stelle», è stata una manna: «Ci ha favorito perché i nostri elettori sono motivati. Credo che sia stata incanalato quello che era un sentimento di protesta. Incanalato in una proposta democratica, trasparente, senza sfociare in conflittualità di alcun tipo».
Il Movimento ora punta «al massimo». «Puntiamo alla vittoria, certo, ad avere il governatore. Finora abbiamo aperto una falla, ora vogliamo aprire un portone». Ipotesi sul consenso reale che possono avere oggi in Lombardia non se ne fanno, ma certo che se in Sicilia Grillo convince quasi un votante su cinque, a Milano vuole proprio sfondare: «Quel risultato in Sicilia fa pensare a un risultato molto superiore in Lombardia». «Dite il 20%? Mi fido, ma non ci interessa la percentuale. Diciamo che abbiamo il polso della gente, la gente ci guarda e si fida, non solo o non tanto di Grillo. Vedono facce pulite. Metteremo in campo una giunta, vedremo se proporremo dei nomi, o solo una rosa». Di alleanze neanche a parlarne: «No, non se ne parla. Per noi Pd e Pdl sono uguali - conferma Crimi - siamo molto radicali nelle scelte». E i Radicali veri e propri, che dovranno raccogliere come loro le firme per presentarsi alle elezioni? «Sono radicali solo nel nome, sono sempre saliti su quello che sembrava fosse il carro del vincitore, per imporre i loro temi, una cosa rispettabile, ma la nostra logica è diversa. Non è il fine che giustifica i mezzi. Comunque noi le firme le raccoglieremo senza problemi, in un fine settimana. Li inonderemo di firme». Il fine - spiegano i «grillini» (che non amano essere chiamati così) - è proprio un metodo diverso: «Il nostro obiettivo è questo. È il percorso, è una rivoluzione culturale, la democrazia diretta». In Lombardia Crimi, che dice di aver votato un po' per tutti in passato (socialisti all'inizio, Rifondazione, Di Pietro, Verdi poi, sempre nel centrosinistra) resta la personalità più visibile del movimento. Tanto da aver deciso un passo indietro: «Non sarò io il candidato, mi era riconosciuto un rispetto e un'autorevolezza che avrebbe ucciso il dibattito interno». E dunque chi sarà il candidato governatore? «Sarà uno di noi, uno qualsiasi. Anche se fosse una personalità dovrà presentarsi alle nostre assemblee, lavorare con noi, candidarsi alle primarie. Se vince bene e se perde torna a fare l'attivista. Mi hanno chiesto - spiega - se varrebbe anche per Margherita Hack. Ebbene sì, certo non pretendo di vederla ai tavoli delle firme, ma a ragionare con i nostri ragazzi di energia». E vale anche per Gianroberto Casaleggio, il «guru» dei 5 stelle: «Non credo che voglia candidarsi, ma vale lo stesso principio».
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