È la prima volta in cui anche il fronte dei violenti può cantare vittoria. Perché se è indubbio che l'ampia maggioranza del fronte variegato che in queste settimane si è battuto contro il progetto delle Vie d'Acqua è composto da cittadini pacifici, è altrettanto indubbio che all'interno del fronte una frangia di «duri» ci sia stata. È la frangia che si è resa responsabile dei blocchi e dei danneggiamenti ai cantieri. Ed è la frangia, diretta emanazione dei centri sociali, che ora si attribuisce gran parte del merito della retromarcia da parte dei vertici di Expo.
Anche se i rappresentanti di Italia Nostra - la più moderata tra le associazioni scese in campo contro il progetto - negano decisamente di avere notato all'interno della galassia la presenza di «sabotatori», il ruolo giocato nelle proteste dagli arrabbiati dei centri sociali è ben noto alla Digos, che fin dagli inizi ha monitorato con attenzione quanto accadeva nei dintorni del Parco delle Cave. Sott'occhio è stato tenuto in particolare il collettivo del No Canal, clone della sigla No Expo che annuncia una contestazione globale all'evento del 2015. Dietro No Canal, come dietro No Expo, si è accertato che ci sono i soliti noti: i centri sociali Torchiera, Lambretta e Fornace, ovvero la rete dell'antagonismo «duro e puro» che a Milano da anni cerca di cavalcare qualunque protesta. Nelle ultime iniziative, è stata notata la presenza anche di elementi dell'area anarchica, che si colloca su posizioni ancora più estreme dei centri sociali. É da queste frange di irriducibili che sono venute le uniche - e, va detto, quasi innocue - azioni dirette contro i cantieri delle Vie d'Acqua, quando sono state divelte le recinzioni e danneggiate le ruspe.
La percentuale di violenti all'interno della protesta si è rivelata finora assai modesta. Ma la presenza dei No Canal si è fatta sentire nel dibattito interno quando, nei giorni scorsi, è stata bocciata senza appello l'ipotesi di accordo che era stata faticosamente raggiunta tra i vertici di Expo e i contestatori per un via libera al progetto, anche se riveduto al ribasso. Invece è prevalsa la linea del no. Un punto all'attivo per gli emissari dei centri sociali, per i quali la vittoria contro le Vie d'Acqua rischia di costituire la prova generale di quanto accadrà l'anno prossimo, quando Expo prenderà il via. Ormai la macchina dell'esposizione è avviata, e non sono certo le sparute forze dei centri sociali milanesi.
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