I pendolari: «Aumenti di tariffe? Assurdo, se il servizio resta così»

La proposta dei biglietti stabiliti in base al reddito divide il popolo dei viaggiatori: «Idea buona ma di difficile applicazione»

Matthias Pfaender

Stazione Cadorna, tardo pomeriggio. Solite file di pendolari al rientro a casa dopo una giornata di lavoro, migliaia di persone che ogni giorno, all’andata e al ritorno, utilizzano i collegamenti delle Ferrovie Nord.
L’annunciato aumento delle tariffe dei treni non riscuote, come era facilmente intuibile, grande successo. All’idea di dover pagare di più per un servizio che in tanti giudicano «scadente e pieno di difetti», il popolo dei due viaggi al giorno risponde di primo acchito negativamente, ponendo però numerosi distinguo e precisazioni una volta assimilato il concetto che, alla situazione attuale, un aumento delle tariffe è inevitabile. Pena il collasso dell’intero sistema.
«Sentir parlare di aumento del prezzo del biglietto - commenta Luigi, impiegato e forzato della tratta Milano - Como - mi sembra assurdo. Specialmente in questo periodo dell’anno. Quando chiudono le scuole, il numero dei treni diminuisce drasticamente, e questo fa peggiorare molto il viaggio. Se offrissero un servizio migliore, sarei anche disposto a pagare qualcosa in più. Soprattutto - sottolinea Luigi - dovrebbero installare l’aria condizionata. Adesso stare nei vagoni è come entrare in un forno».
La tesi «pagare di più a patto di avere un servizio migliore» è una costante nelle opinioni dei viaggiatori che ogni giorno dal resto della regione raggiungono il centro città.
Virginia, consulente aziendale, pendolare sulla tratta Milano - Varese, dichiara che «far pagare di più per arrivare un giorno sì un giorno no in ritardo al lavoro è improponibile. Se all’aumento del costo dei biglietti equivalesse una maggiore affidabilità degli orari sarei d’accordo; ma se le condizioni di viaggio restassero le stesse di adesso, no». Della stessa opinione Marta, che ogni giorno viaggia da Laveno a Milano: «Questo mese sarò arrivata due volte in orario al lavoro. Aumenti delle tariffe? No, grazie».
Maggior consenso suscita invece l’idea della tariffazione a scalare su base del reddito, che vorrebbe delineare i costi dei biglietti in base alla condizione economica degli utenti. «Mi sembra giusto - commenta Marco, designer - favorire gli studenti e le persone a basso reddito». «Lodevole agevolare i giovani» concorda Giuseppe, impiegato in una grande azienda del milanese, che lancia una controproposta: «Perché non lasciare il costo del biglietto invariato e diminuire quello degli studenti? Mi sembra meglio per tutti».
Alla Stazione Centrale, invece, l’idea del biglietto proporzionato al reddito divide il popolo dei viaggiatori. Un flusso continuo di pendolari schizza da un binario all’altro.
«Potrebbe essere buona come soluzione. Ma come si fa a controllare il reddito?- dice Vincenzo, avvocato pendolare- Il problema è a monte. Se non c’è controllo effettivo sulla dichiarazione dei redditi viene sballata anche tutta la tariffazione. Così magari un idraulico, che fa tutto in nero, paga il biglietto del treno meno di me anche se guadagna di più».
Mirko è uno studente. Sfida il caldo di Milano per sbrigare le ultime pratiche all’università, ma ha alle spalle un inverno da pendolare. «L’idea del biglietto più economico per chi guadagna meno è sacrosanta. Con questi treni poi... Freddo d’inverno e caldo d’estate, carrozze sporche e ritardi costanti. Sarei anche disposto a pagare qualcosa in più per avere un servizio più efficiente. Quando fai il pendolare in treno trascorri un pezzo della tua vita.» E il paragone con le ferrovie del resto d’Europa è impietoso. «Ho studiato in Inghilterra per un anno. Lì le ferrovie sono care, ma i ritardi non esistono e le carrozze sono perfette. Un’altra cosa».
Ma c’è anche chi non accetta il principio di un costo differente.

«Non sono d’accordo- attacca Marco, impiegato che arriva a Milano tutte le mattine dal lecchese - un servizio deve dipendere dal costo effettivo, non dalla fascia patrimoniale di chi ne usufruisce. Io pagherei anche di più per un servizio migliore, ma sono convinto che anche se aumentassero il prezzo, non migliorerebbe niente, come al solito».

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