Ncd non c'è più e anche Area popolare non è in gran forma dopo il voto siciliano. Ma quali sono le prospettive dei centristi a 4 mesi dal doppio appuntamento col voto (Regionali e Politiche)? Il nodo arriverà al pettine in questo scorcio di fine settimana a Roma: oggi con un vertice di parlamentari e coordinatori regionali, domani con una conferenza programmatica. L'epicentro della partita però è Milano, visto che «Lombardia popolare» è ora la costola più forte e vivace del partito, che qui si rifà a due presenze consistenti: da un lato gli uomini legati a Comunione e liberazione da un lato, dall'altro gli eredi locali di un filone della diaspora socialista.
Questa costola lombarda vuole staccarsi da Area popolare di Angelino Alfano, o almeno dalla Ap dei «due forni» (a Roma col Pd, altrove col centrodestra). La scelta fatta in Lombardia, l'alleanza col centrodestra, non è mai stata in discussione. Ma adesso ai lombardi non basta più: vogliono che tutta Ap svolti in questa direzione e vogliono che a imprimere questa svolta sia Maurizio Lupi, milanese, ex ministro, oggi coordinatore nazionale. Nel giorno del voto in Sicilia Lupi è rimasto defilato. Era Ney York per la maratona e poi è rimasto in silenzio. Adesso i suoi amici gli chiedono un cambio di passo, anzi uno scatto in grado di superare le resistenze residue. A Roma Fabrizio Cicchitto dopo il crollo siciliano ha detto: «O con il Pd o da soli». Gli ha subito risposto il coordinatore lombardo Alessandro Colucci: «Le elezioni siciliane dimostrano che l'alleanza con il Pd ci fa perdere consenso». Cicchitto, per giunta, aveva tirato in ballo il voto di Milano, proprio per chiamare indirettamente in causa Lupi. E il consigliere di Milano popolare Matteo Forte (che non arriva da Ncd) ha ribattuto: «Quando i moderati che si riconoscono nei valori del Ppe si confondono con la sinistra perdono consensi». In effetti quando vanno col centrodestra i consensi lievitano. La constatazione è difficile da smentire visti i risultati delle amministrative ultime, dal Milanese alla Brianza fino al caso di Magenta, il laboratorio del coordinatore milanese Luca Del Gobbo, dove i popolari sono arrivati al 9% conquistando il sindaco. «Io guardo al concreto - spiega proprio Del Gobbo - per esempio a 5 anni di buon governo con Maroni. Al di là dei proclami, abbiamo trovato programmi coerenti e condivisi, non solo con Forza Italia, ma anche con la Lega. E credo che si debba fare anche a livello nazionale. Un centrodestra a trazione moderata, vincente come in Lombardia». L'appoggio a Roberto Maroni è deciso, e spostandosi sulle prospettive nazionali, a chi dice «o soli o col Pd» (pare anche la ministra Beatrice Lorenzin) in Lombardia tutti o quasi rispondono: «No, con il centrodestra». Difficile che un compromesso si trovi sulla corsa solitaria, che sarebbe quasi disperata, soprattutto in mancanza di un progetto di aggregazione degli altri «pezzi» di centro, fra cui Stefano Parisi. «La posizione di Lombardia popolare è chiara - dichiara Raffaele Cattaneo, presidente del Consiglio regionale - è nel centrodestra e favorevole alla composizione dell'ormai celebre quarto petalo con una connotazione moderata e ancorata ai valori liberalpopolari. Risulta evidente che la scelta di una alleanza con il Pd, che io ho sempre criticato, non è stata apprezzata dal nostro elettorato». Occhi puntati sulla conferenza-resa dei conti di domani dunque: «Urge un confronto su questo tema - avverte Cattaneo - Io mi auguro che ci sia un cambio deciso di rotta e la presa d'atto che questa strada si rivela impraticabile e non desiderata dai nostri elettori».
E Forza Italia dà l'ok: «Il centrodestra vince se è unito - dice il capogruppo azzurro in Regione Claudio Pedrazini - Vince anche grazie all'apporto degli elettori moderati. Siccome stimo gli amici di Lombardia Popolare, mi auguro possano realizzare il loro obiettivo di diventare una più forte possibile quarta gamba del tavolo».
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