I sindacati si spaccano sul capo della Mobile

Non lo nominano mai con nome e cognome. Limitandosi a chiamarlo asetticamente «Primo Dirigente della squadra mobile». Ma l'obiettivo del comunicato diffuso ieri dalla segreteria del Siulp (Sindacato unitario lavoratori polizia) e dal suo segretario generale Mauro Guaetta, è Alessandro Giuliano, 45 anni, a capo dell'ufficio milanese dall'agosto 2009. Anzi: il documento, vista quella che definisce «una gestione assolutamente non idonea», «ingiustificabili attriti all'interno del gruppo investigatore» e «un insanabile scollamento tra dirigenza e gran parte degli operatori», chiede proprio la testa di Giuliano. Sollecitando «un risolutivo intervento dei vertici della questura e del Dipartimento di pubblica sicurezza».
Che alla squadra mobile ci fosse un po' più che semplice maretta si era capito fin da agosto. Quando era stato diffuso un durissimo volantino anonimo contro le cosiddette «Barbie», cioè quasi tutti i funzionari e alcuni dei loro vice a capo delle varie sezioni dell'ufficio investigativo. Un volantino ora definito dal Siulp una «cartina al tornasole» del clima creatosi alla squadra mobile.

Ma cosa c'è davvero dietro tutto questo?
«La stranezza - fa presente, in un altro comunicato, Emanuele Brignoli, segretario regionale generale dell'Ugl polizia di stato - è da individuare non tanto nelle critiche a una cattiva gestione, che ovviamente il Siulp può avanzare qualora individui reali carenze, ma nel fatto che nella riunione indetta dopo il ritrovamento della famigerata lettera anonima, il Siulp non aveva mai fatto nemmeno un cenno a questo malessere che solo ora afferma essere grave. Non è che si tratta solo di un attacco di cattivo gusto a Giuliano?».

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