Immigrati accusati dalla figlia «Le frustate? Solo fantasie...»

La batteria, la pianola e il miniposter della bellissima e «occidentalissima» Ines Sastre, testimonial dell’altrettanto occidentale Lancome, appeso alla parete. La stanza della 16enne bengalese, che ha denunciato i genitori perché le avrebbero proibito a suon di botte di vivere «all’europea», sembra proprio quella di una sua coetanea italiana. Persino meglio, con quel letto ampio e colorato dalle lenzuola piene di fiori disegnati ad arte. Eppure la ragazza si è rivolta prima a un’insegnante e poi alla magistratura, perché «sottoposta a maltrattamenti e picchiata» tra le mura di casa.
Un’accusa pesante che la famiglia rispedisce con veemenza al mittente. «I miei assistiti - dice l’avvocato Serafino Generoso - sono innocenti: non c’è nessuna prova a sostegno delle parole della figlia. Per questo sono rimasti sconcertati dalla campagna mediatica che si è sviluppata intorno alla vicenda». Nell’incidente probatorio dello scorso 21 luglio, la 16enne ha riferito di violenze subite dai suoi cari. Minacce con un coltello, calci, pugni. In particolare ha raccontato di un episodio avvenuto la notte del 31 maggio. Rientrata a casa all’1 e 30, sarebbe stata aggredita dalla madre che le avrebbe lanciato un bicchiere, ferendola. «Non è andata così - precisa la signora, che parla un buon italiano -. Mia figlia aveva fatto un saggio di teatro a scuola. Prima di rincasare, si è attardata per una pizza con gli amici, senza avvisarci. Io l’ho cercata a scuola, in giro, dappertutto. Ero preoccupata. Così quando è tornata a casa abbiamo litigato e io le ho lanciato un bicchiere colpendola sì al ginocchio, ma senza ferirla». Fatto sta che il giorno seguente la 16enne è andata a denunciarla. «Lei è un po’ viziata - dice la cugina, una ragazza vestita alla moda -. La storia del matrimonio combinato con un vecchio in Bangladesh, per esempio, non esiste. La famiglia voleva mandarla a studiare a Londra. E non è mai stata picchiata con un frustino, così come non è vero che avrebbe tentato il suicidio. Sono tutte bugie comparse poi sui giornali».
La coppia ha altri tre figli, due maschi di 14 e 11 anni, e una bimba di sette. Giocano alla playstation, sono tranquilli.

Intanto la loro sorella più grande è lontana da casa, in comunità. «Vorremmo tanto riaverla con noi - dice la madre -. È una ragazza fragile, sensibile. Mi spiace di averla sgridata, ma il dolore più grande ora è il mio, non il suo».

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